Regia di Mario Camerini vedi scheda film
È il primo di una serie di fortunati film di Camerini con protagonista De Sica, che occupano tutto il decennio (fino alla guerra).
La Milano che lavora fin dal mattino presto e non consente perdite di tempo forse doveva avere un sapore di satira divertente per chi veniva da Roma; invece Bruno (De Sica), autista di un commendatore, non è tutto casa e lavoro, corteggia la prima che capita, usa l'auto del padrone come se fosse sua, conta storie, ma dalla sua ragazza esige serietà e fedeltà. Mariuccia, commessa in una profumeria che in quei giorni apre uno stand in fiera, è seria, ma si lascia incantare dall'auto e forse dal fascino di Bruno. Il lieto fine impone qualche semplicismo convenzionale, come quello del padre di Mariuccia, taxista serio, che si ritrova a trasportare i due innamorati che si chiariscono e si dichiarano il loro amore senza sapere che lui li ascolta, e finisce accogliendo Bruno come genero…
Se ne loda la poesia delle cose semplici, i tocchi di realismo o di anticipo del neorealismo; tutto vero, ma su toni modesti, come è modesto Camerini, buon artigiano serio, attento alle novità sia tecniche sia di gusto, ma… basta dare un'occhiata ai film usciti nel mondo fra il 1931 e il 1932 per rendersi conto della differenza: da Chaplin a Vidor a Ozu, da Lang a Murnau, o anche da Cukor a Clair, cui sarà paragonato dalla critica francese. Eppure c'è chi lo loda proprio rispetto ai contemporanei film di Hollywood. Comunque una buona sana commediola, come è stata giudicata in genere alla sua uscita (in particolare, con il consueto gusto, da M. Gromo per La stampa del 16-10-1932); scadenti i giudizi (di lode o di condanna) dei decenni successivi, condizionati ideologicamente (pro o contro le simpatie piccoloborghesi) o dai rapporti (negati o esaltati) con il neorealismo…
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