Regia di Christian Carion vedi scheda film
Nel maggio 1940, mentre la Francia viene invasa, in una comunità rurale presso Arras un rifugiato tedesco e il figlioletto (che si spacciano per belgi) si ritrovano separati al momento dell’evacuazione verso Dieppe e si cercano reciprocamente. Il film è dedicato alla madre del regista Christian Carion, che si trovava tra i profughi, e si basa sulle testimonianze dei sopravvissuti: la partecipazione emotiva è evidente per es. nell’indignazione con cui vengono mostrati i bottegai intenti ad alzare i prezzi per speculare sulla situazione o il regista di filmati propagandistici che inscena un combattimento dove i soldati francesi hanno armi a salve. È un soggetto poco frequentato dal cinema (mi viene in mente solo l’inizio di Giochi proibiti), ma questo film è un’occasione mezzo sprecata: resta incerto sulla direzione da prendere, propende per i toni drammatici, ma raramente raggiunge un vero pathos (es. la scena dell'incursione aerea) e non rinuncia a qualche fiacco siparietto di alleggerimento (es. l’ufficiale inglese abituato a guidare a sinistra).
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