Regia di Luc Jacquet vedi scheda film
Il documentario di chiusura della 68esima edizione del festival di Cannes è una stupenda ricostruzione biografica di un fino ad oggi poco noto glaciologo di nome Claude Lorius, pioniere delle esplorazioni polari fin dagli anni '50 e primo scienziato ad aver previsto l'attuale fenomeno di surriscaldamento globale grazie alle sue spedizioni di carotaggio del sottosuolo antartico. Le scoperte di Lorius sono state fondamentali per la ricostruzione storico-geologica dell'avvicendarsi delle diverse ere glaciali che hanno caratterizzato la storia del nostro pianeta e prendere coscienza di come l'emissione di CO2 da parte dell'uomo stia cambiando le regole meteorologiche previste da madre natura.
L'impatto con le prime inquadrature aeree è devastante. La bellezza delle immagini che vedono un anziano Lorius camminare nelle lande innevate e lungo spettacolari tunnel di ghiaccio con solo una piccola lampada come fonte di luce fa spalancare la bocca dallo stupore. E subito l'amante delle nuove tecnologie che c'è in me si è domandato perché il film non fosse in 3D. E la risposta è arrivata poco dopo quando il prologo termina e il film si rivela per quel che è: la straordinario storia di Lorius dagli anni della sua prima travagliata spedizione al polo sud fino al successo dei giorni nostri, raccontato attraverso filmati di archivio in parte realizzati dallo stesso Lorius e in parte recuperati con un enorme lavoro di ricerca dai vari compagni di viaggio che negli anni si sono avvicendati.
Anche il lavoro di restauro e di sonorizzazione ha dello straordinario, presentato tutto nel medesimo formato e color grading pazzesco (immagino che alcune sequenze fossero originariamente in bianco e nero). Per non parlare poi della varietà di avventure e disavventure vissute dal protagonista, rimasto spesso isolato anche per un intero anno nelle basi sepolte di neve in compagnia di scienziati di nazionalità diverse e aver vissuto momenti di terrore quando l'ultimo aereo disponibile in Antartide esplode prima del decollo lasciandoli sperduti nel deserto bianco funestato dalle peggiori intemperie.
Quindi, sebbene la qualità delle immagini non mantenga costantemente alta la spettacolarità scopica, il regista premio Oscar per “La Marcia dei Pinguini” Luc Jaquet fa un lavoro di montaggio magistrale costruendo "The Ice and the Sky" con una struttura narrativa che segue le regole vogleriane della tensione e dello scioglimento degna delle migliori sceneggiature di fiction. A contribuire al risultato sono la voce narrante dello stesso Lorius e una colonna sonora orchestrale meravigliosa.
Magari la conclusione risulta un po' retorica quando il protagonista ci chiede di essere coscienziosi e prendere in mano il futuro del nostro pianeta, ma lo sareste anche voi dopo più di sessant'anni trascorsi tra i ghiacci per la causa.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta