Regia di Vittorio De Sica vedi scheda film
E' il film di De Sica che preferisco, il più struggente, il più perfetto nella costruzione drammatica, il più complesso nell'esame dell'Italia che non è più impoverita dalla guerra ma che non è nemmeno entrata appieno nel benessere generato dal boom economico.
Umberto D è la storia di un pensionato senza famiglia che ha solo un cane che gli fa compagnia e che rischia d'essere sfrattato dalla sua arcigna padrona di casa perché ha poco denaro. Unica sua amica (oltre al cane) è la cameriera della pensione in cui vive. Il nostro arriverà così a pensare al suicidio...
A parte certe sequenze francamente agghiaccianti nella loro drammaticità (quella del canile su tutte), vorrei segnalare come il neorealismo qui raggiunge, a mio dire, una delle sue vette più alte. Poiché esso nasce in un paese ridotto alla miseria, chi può essere miglior attore di chi vive effettivamente questa miseria? E la situazione precaria dell'Italia dei primi anni '50 viene rappresentata, nella scena d'apertura, con una manifestazione di pensionati che chiedono più denaro per poi venire dispersi dalla polizia. E da questa descrizione generale, si passa poi al particolare quando il film si concentra sul personaggio di Umberto Ferrari, il nostro pensionato nullatenente. E' attraverso la sua figura che scopriamo un'Italia in crisi d'identità, un'Italia malata d'individualismo e d'egoismo, che si riduce al massimo a regalare qualche spicciolo ad un accattone ma mai a dare un aiuto concreto a chi sta peggio, un'Italia che sembra già aver dimenticato la povertà ed è in rotta verso un futuro migliore, ma un futuro fatto di superficialità e d'indifferenza. Ed il nostro Umberto D, messo in uno stato di grave bisogno, sembra a volte un alieno ed il suo viso rugoso e triste sembra esprimere un mostruoso malesere, una terribile solitudine ed i suoi occhi s'illuminano solo quando incontrano quelli intelligenti del suo bastardino. Perché il nostro Umberto vive in un mondo che ormai non è più incline alla solidarietà (per non farsi cacciare di casa, si riduce a chiedere l'elemosina), in cui i suoi ex amici si defilano nel momento del bisogno, in cui nessuno si fa scrupoli a sopprimere chi sta peggio, che siano cani o persone. Perché la società deve correre, deve correre verso il boom e deve perciò fregarsene dei cani persi per strada, dei pensionati e dei malati. Una società che si sta arricchendo, ma che ha perso ogni umanità.
Infine è proprio grazie al suo cane che Umberto D, nel finale, condanna sé stesso a vivere. A vivere senza uno scopo preciso, se non quello di tirare una pigna al suo amato bastardino, di modo che lui gliela riporti indietro, in un tranquillo parco assolato, in cui una società che diventa sempre più frenetica e schifosa, sembra lontana.
Bellissimo, struggente, autenticamente commovente, terribilmente lucido, più incisivo ed istruttivo di un libro di storia. Capolavoro assoluto.
Tabellino dei punteggi di Film Tv ritmo:3 impegno:3 tensione:2
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