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Umberto D.

Regia di Vittorio De Sica vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Umberto D.

di chinaski
8 stelle


In questo film sono presenti molti degli elementi propri della poetica di Zavattini e De Sica. La denuncia socio-politica si costrusice intorno alla scelta di personaggi, luoghi e situazioni che formano il materiale drammatico del film. Umberto Domenico Ferrari è un pensionato che non riesce a vivere con la misera pensione che gli viene data. La sua storia riguarda la possibile perdita della dignità, riguarda il lento scivolare verso la miseria. La sequenza in cui Umberto è combatutto sul chiedere la carità o meno è bellissima. Sembra la sequenza di un film muto, di un film di Chaplin. Ci sono emozioni pure che nascono dalle immagini. Dalla mano di quell' uomo, che pur di continuare a vivere, vede nella carità l' ultima speranza possibile. La mano è con i palmi in fuori e si stende veloce e secca al passaggio di una persona. Questa sta per tirare fuori i soldi. La mano di Umberto si gira. E' la sua dignità che riprende possesso di lui. Sarà il cane a continuare l' elemosina.
Affinchè il personaggio diventasse il centro dell' azione viene adottata la tecnica del "pedinamento". Seguiamo Umberto che gira per Roma, che incontra persone, che affronta situazioni. La narrazione si sviluppa per un accumulo di circostanze che seguono un ordine cronologico, in modo che anche la tensione drammatica segua lo stesso schema.
De Sica usa la musica per sottolineare in maniera emotiva le sue immagini. La musica non crea un contrappunto con quanto vediamo, tende invece ad aumentare il coninvolgimento emotivo dello spettatore. Anche se nelle intenzioni, De Sica, cerca di sfuggire alla maniera americana di fare film, in realtà non ci riesce. Sicuramente è molto più vicino ad Hollywood che ad Ejzenstein.
La scelta del personaggio e del suo rapporto con il cane non è casuale. E' una scelta che comporta un coinvolgimento sentimentale molto alto. Un uomo che ha come unico amico un cane, avrà sicuramente l' appoggio emotivo del pubblico.
De Sica critica la società attraverso una visone pessimistica del mondo. Ma la sua critica incide perchè è poetica e riguarda le nostre emozioni. Non è una critica intellettuale. De Sica ti prende allo stomaco e ti fa stare male. Almeno in alcuni punti.
Molto tristi sono le sequenze in cui Umberto non riesce a trovare i soldi e inizia a vendere tutto quello che possiede. Quando cerca di lasciare Flaik senza riuscirci, quando capisce che la morte, forse, è l' unica soluzione possibile.
Il merito di De Sica è quello di sfruttare il suo modo di fare cinema per creare una denuncia, che per quanto emotiva possa essere, è pur sempre una denuncia.
Il film suscitò molti scandali, tra cui anche un famoso rimprovero di Giulio Andreotti.
Il neoralismo, in questo film, si dimostra nella sua piena maturità ma anche alla sua fine. Di lì a pochi anni il cinema italiano si sarebbe diretto verso altre strade. La gente non voleva più vedere su uno schermo le miserie che per anni aveva visto davanti ai propri occhi. Il tentativo di suicidio di Umberto significa che il neoralismo intravede la sua fine. Significa che i problemi delle persone e i loro drammi non interesseranno più a nessuno. L' apparente pace che Umberto ritrova giocando con Flaik significa che alle persone interesseranno cose gioiose e semplici. Come un vecchio che gioca con un cane.
Non a caso la commedia all' italiana riprenderà vita in questo periodo. E se non serve a graffiare, rimane solo uno specchio per le allodole della nostra società. Dove la gente ride e si diverte.
La grande lezione del neoralismo è stata quella di far coincidere immagine e realtà non per sistemare le cose, ma per creare disordine. In un mondo che stava imparando a credere a tutto quello che vedeva, mostrare la realtà squallida delle cose era un atto di coraggio. Un atto di denuncia.
Quello che l' immagine televisiva andrà ad appiattire e ordinare in schemi di potere, l' immagine del cinema neoralista mostrava in tutta la sua bruttezza.
Questa era l' Italia del dopoguerra. Un luogo triste e desolato. Pieno di macerie, povertà e confusione.
La riorganizzazione del nostro paese nel corso degli anni è avvenuta grazie alla televisone. Vedendo sullo schermo gente divertirsi, istituzioni funzionare, un benessere alla portata di tutti abbiamo iniziato a credere che le cose andassero bene.
Ci vorrebbe adesso qualcuno che ci mostri le cose come realmente stanno. Nella loro insita e squallida mediocrità.
Bisognerebbe di nuovo mostrare l' indifferenza delle persone, la loro ignoranza, il loro egoismo.
Il contrappunto critico dei film neoralisti non era nei film stessi, ma nel loro rapporto diretto con il reale. Per mostrare un mondo migliore sullo schermo, secondo Zavattini, non bisognava raccontare storie più belle, bisognava cambiare il mondo che stava davanti alla cinepresa.
In questo modo il cinema diventa una forza rivoluzionaria unica.
L' immagine è per sua natura ingannevole, soprattutto adesso, che il metro di giudizio del reale è l' immagine stessa e non più una realtà esterna con cui confrontarla.

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