Regia di Vittorio De Sica vedi scheda film
Umberto Domenico Ferrari è un ex funzionario ministeriale ora in pensione. Vive solo con il suo cane in una stanza in affitto. Le scarse risorse economiche non gli consentono lo stile di vita che sarebbe più consono alla sua cultura. Costantemente in ritardo con il pagamento dell’affitto, con la padrona di casa che non perde occasione per umiliarlo, Umberto prende una drastica decisione.
Il film scritto diretto da Vittorio De Sica è considerato uno dei più significativi del neorealismo nostrano. La sceneggiatura di Cesare Zavattini, lineare e cruda nella sua semplicità rappresenta tutti gli anziani pensionati, di ieri e di oggi. La miseria rappresentata dalla figura del vecchio Umberto Domenico Ferrari che dopo anni di lavoro si ritrova a dover (quasi) chiedere l’elemosina; uomo pregno di una dignità ancestrale che preferisce togliersi la vita piuttosto che chiedere la carità.
La scelta di Carlo Battisti come protagonista della pellicola, professore universitario del tutto estraneo all'ambiente del cinema alla sua prima e unica apparizione cinematografica, con quella sua palese inesperienza attoriale, regala al film un senso di verità che altrimenti non sarebbe stato possibile, almeno non in questa misura e profondità.
In un Italia post bellica, il pessimismo è onnipresente, radicato in una visione amara della società incapace di tutelare i suoi cittadini e ancor meno di preservare il loro decoro, di garantirgli una vita rispettabile. Dedicato all’amato padre Umberto, il film di De Sica non rientra tra quelli più apprezzati dal pubblico, anche se la critica lo ha amato fin da subito.
Un film impegnativo, senza virtuosismi, semplice ma diretto, che racconta, senza mezze misure, un tema troppo spesso ignorato quello della condizione sociale di chi smette di lavorare dopo anni e si ritrova a dover raccattare anche il minimo indispensabile. Un film vero, coraggioso. Essenziale.
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