Regia di Malgorzata Szumowska vedi scheda film
Janus è un sessantenne investigatore della omicidi di Varsavia, logorato dal contatto quotidiano con le violenze più crude che lo hanno reso indifferente ad ogni emozione; e dopo la tragica morte della moglie beve troppo. La figlia ventenne Olga sfoga il suo dolore in gravi disturbi alimentari, di fronte ai quali il padre si sente del tutto impotente. Ricoverata in una struttura protetta dopo un tentato suicidio, Olga trova affetto e comprensione nella terapeuta di gruppo. Anche Anna ha un passato doloroso, ed affianca alla professione medica l'attività di medium (gratuitamente e per pura generosità umana). Confida all'uomo di poterlo mettere in contatto, grazie alla sua abilità nella scrittura automatica, con la defunta moglie. E fra padre e figlia tutto comincia a migliorare.
Nucleo centrale del film è l'incontro fra il laicismo al limite del cinismo del vecchio poliziotto e la spiritualità solare di Anna. In mezzo Olga, troppo giovane per riuscire a reagire al dolore se non seguendo gli istinti più elementari.
Nonostante il soggetto pesantino e alcune scene alquanto crude, non mancano - come nella vita di tutti, d'altronde - i momenti quasi di comicità, dall'impiccato che "resuscita", al buffo rapporto di Anna col suo gigantesco cane alano, all'insopportabile primario. Una storia gentile e nonostante tutto piena di speranza, un dramma raccontato con leggerezza kieslowskiana. Fotografia, montaggio e regia eccellenti, perfetta la scelta delle facce.
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