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L'ululato 2

Regia di Philippe Mora vedi scheda film

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La recensione su L'ululato 2

di scapigliato
8 stelle

Allucinante sequel del capolavoro “dantesco” del 1981. Tra i due film ce ne sono stati diversi a trattare l’argomento, sulla scia del successo dei film epocali di Dante e Landis, ma finchè non arriva il capitolo secondo di “The Howling” non abbiamo un vero film di discendenza landis-dantesca. Mentre invece, da questo numero #2 in poi i film propriamente detti “sui licantropi” aumentano notevolmente. L’uomo lupo cambia essenzialità, non più solo ed esclusivo retaggio di un immaginario superstizioso e malefico, ma anche sinonimo di istanze sociali e sessuali tanto da assumere in diverse occasioni la statura di “animalità benigna”. In “Stirba” gli uomini lupo sono ancora i cattivoni che vanno abbattuti, soprattutto se tua sorella era l’eroica Karen White protagonista del primo film della serie, e ancor di più se a dirti di sconfiggere questi lupi famelici è niente di meno che Christopher Lee. Così i due nuvi eroi partono per la Transilvania al seguito del vecchio “cacciatore” per cercare questa fantomatica Stirba, ovvero la bonazza Sybil Danning. Il film è modellato sul glorioso modus operandi italiano: pressapochista negli snodi narrativi e nei dialoghi, impersonale nella regia delle scene informative e di raccordo, ma attentissimo e particolarmente esteta nelle scene di mostrazione dell’orrore e di tutto ciò di immostrabile.
Il film è anche improntato su una visibilissima aderenza allo stile sadomaso, anche grazie ad una componente narrativa come quella sessuale che qui in “Stirba” è palesata anche quando non servirebbe. Abbiamo così tra le mani una pellicola che ci imbarazza per la recitazione e per la sua struttura, ma che ci diverte come dei pazzi nei momenti di mostrazione. Quelli puramente truculenti sono diversi: i migliori sono l’esplosione del nanetto e la morte del prete. Mentre dal lato libidico il film è costellato di nudi femminili d’antologia su cui spicca su tutti la denudazione della stessa Stirba, frammento che verrà poi montato nei titoli di coda come reiterazione ironica. L’aspetto sessuale non è da poco, dopotutto si parla di bestialità e di istinti animali che l’uomo ha dentro di sé e regolarmente sono castrati dalle convenzioni sociali. Se non fosse per il male ontologico che i lupi mannari perpetuano con i loro massacri, non saremmo poi troppo sicuri di combatterli. Stirba, il suo maschio prediletto e la novizia appena arrivata si trasformano in lupi e ululano di piacere mentre si intrattengono tutti e tre insieme a letto e nudi. Un’orgia animale che libera i nostri sensi più nascosti e veri. Un’orgia a cui vorremmo partecipare solo per Sybil Danning.
Se al regista va condannata una regia impersonale, e applaudita l’attenzione a questi particolari da exploitation, gli si deve dare ragione almeno di un’unica scena, la più bella del film: l’attacco dei lupi mannari nel bosco transilvano. É notte. Christopher Lee, l’unico del cast che è un piacere vedere in scena, s’avventura con la sua piccola brigata verso il castello in cui risiede Stirba, nonchè sua sorella, e il suo branco. Nel bosco vengono attaccati dai licatropi. Scena di grande senso plastico, girata come gli anni ’70 insegnavano, staccando dai totali direttamente sui particolari truculenti messi in scena con certa impersonalità, come l’Italia aveva ampiamete insegnato. In più i lupi sono fatti molto bene. Mai ripresi nella loro totalità, per non togliere il gusto della misteriosità o più semplicemente per non svelare il trucco posticcio, ci vengono presentati quasi esclusivamente in primi e primissimi piani del muso. Sono davvero bestiali, hanno poco di umano, e soprattutto non sono esasperati secondo il modello del film originale, e nella loro semplicità sanno davvero rappresentare tutta la bestialità che dovrebbe essere il loro primo e riconoscibile carattere. Una scena davvero antologica che ci conduce così al finale, un po’ arrabattato, in cui Christopher Lee ucciderà la sorella Stirba. Scena dichiaratamente incestuosa dove la libidine sessuale e trasgressiva viene sostituita dalll’istinto di sopravvivenza violento. Stirba infatti chiama a sé il fratello con certe lusinghe erotiche. Lee, in un primo tempo lo crediamo davvero ipnotizzato dalla sorella, le si avvicina, l’abbraccia, sembra in suo potere, ma ecco che nel momento in cui i corpi sono pronti per un orgasmo spirituale lui la penetra con il pugnale uccidendola. Simbologie svelate portano sesso e violenza sullo stesso piano discorsivo, e fanno dell’incesto un’estasi liberatoria paragonata all’omicidio, alla sopraffazione, all’orgasmo delittuoso.

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