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Il condominio dei cuori infranti

Regia di Samuel Benchetrit vedi scheda film

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Fanny Sally

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La recensione su Il condominio dei cuori infranti

di Fanny Sally
7 stelle

Uno sguardo discreto, affettuoso e lievemente ironico su un gruppetto eterogeneo di persone accomunate da un’esistenza grigia e solitaria, entrando quasi in punta di piedi nella loro semplice e umana quotidianità.

In una piccola e fatiscente palazzina della estrema periferia parigina le vite anonime degli inquilini si trascinano nella monotonia e nella consuetudine delle futili beghe condominiali. C’è uno scapolo nullafacente di mezza età che trascorre il tempo a spiare gli altri pur di non incontrarli, un’attrice non più giovanissima che si ubriaca attendendo ancora il ruolo della sua vita, un ragazzino sbandato e senza compagnia che si inventa situazioni ed esperienze che non ha, una amorevole donna algerina che vive da sola da quando il figlio è finito in carcere.

Le loro esistenze si svolgono piatte e isolate, senza alcun significativo avvenimento, fino a che la rottura dell’ascensore e l’imprevisto atterraggio di un astronauta portano un leggero alito di novità.

 

Nella trasposizione filmica del suo stesso romanzo, il cui titolo originale è semplicemente Asphalte, Samuel Benchetrit getta uno sguardo discreto, affettuoso e lievemente ironico su un gruppetto eterogeneo di persone accomunate da un’esistenza grigia e solitaria, entrando quasi in punta di piedi nella loro semplice e umana quotidianità fatta di piccoli gesti rituali e incontri casuali, sospesi in un’atmosfera soffusa, sussurrata, quasi surreale.

 

Pochi dialoghi composti da poche parole, spesso incerte e mal articolate, definiscono le varie personalità imperfette e insicure che entrano gradualmente in contatto tra loro, riscoprendo il piacere della compagnia, della condivisione e dell’amicizia, oltre che la fiducia in se stessi. Molto intense le prove di tutto il cast – che comprende tra gli altri la sempre affascinante Isabelle Huppert, la sensibile Valeria Bruni Tedeschi, e l’americano Michael Pitt, nel ruolo dello smarrito astronauta  – , valorizzate da una fotografia essenziale e tenue nei colori, che conferisce un tono ancora più sospeso e intimista alla narrazione.

 

Film delicato, riflessivo e positivo, adatto a chi ama il cinema francese senza fronzoli e incentrato sulle piccole storie quotidiane.

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