Regia di Samuel Benchetrit vedi scheda film
Più o meno ad ogni stagione cinematografica, la distribuzione italiana ci propina una bella dose di filmetti francesi del tutto inutili, probabilmente comprensibili e godibili solo per i nostri sciovinisti cugini. "Il Condominio Dei Cuori Infranti", titolazione misteriosa (e un po' ruffiana) dell'originale "Asphalte", è l'esemplare perfetto della tipologia cinematografica di cui sopra. Dopo un inizio interessante, che lascia ben sperare, con il corpulento Gustave Kervern che laconicamente s'incasina la vita, (decisamente il migliore fra tutti e non a caso co-regista e attore di un piccolo capolavoro come "Louise Michel"), il film s'imbeve di una inutilità grottesca appiccicosa e inconcludente, tirata per i capelli, posticcia, finta, che non fa ridere mai e neppure sorridere. Sono tutti un branco di idioti senza capo né coda, irritanti, forse soli ma ci sono solitudini migliori. Un film di una noia mortale, in cui non succede niente di interessante e le stramberie, ripeto, sono messe a casaccio solo per dargli quell'aura di cinema "out", diverso, stimolante. A me ha stimolato soltanto il sonno. Sono ben lontani, tanto per dirne uno, i tempi di Jeunet e del suo "Delicatessen", un altro condominio di stralunati: qui si viaggia nel buio quasi completo e non si capisce perché ce lo abbiano rifilato nelle sale cinematografiche. Boh. E' un mondo, quello là fuori, davvero surreale.
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