Regia di Samuel Benchetrit vedi scheda film
Ho visto questo film in un cinema di Modena che è benemerito, perchè è rimasto in città l'unico residuo baluardo contro un cinema massificato. Il "7 b" (così si chiama) oltretutto non è nemmeno il solito triste rifugio per topi da cineteca o barbuti professorini damsini, no, è anzi una sala popolare che nel week end accoglie molitudini di modenesi buongustai registrando spesso il sold out. In quel cinema avevo peraltro visto (l'ultima volta che vi avevo messo piede) quel mezzo capolavoro che era (ed è) "Dio esiste e vive a Bruxelles", autentico gioiello. Ora dunque, per una sorta di meccanismo psicologico indotto,mi sono trovato ad immaginare questo film di cui vado a riferire ("Il condominio dei cuori infranti") come in qualche modo contiguo a quello sopra citato. E invece assolutamente no, i due film sono del tutto differenti. Prima di tutto, pur nel suo genio assoluto, il film belga era una pellicola che si presentava coi crismi della normalità, mentre in quest'ultimo caso si respira un'aria di sperimentazione. Il primo approccio ci pone di fronte ad un'opera realizzata evidentemente con pochi mezzi, un'opera assai povera nella forma, che si presenta con uno schermo ridotto, un audio bassissimo e in pressochè totale assenza di commento musicale. Ma attenzione. A questa evidente immagine spartana fa riscontro una ricchezza di idee da far vergognare i più titolati sceneggiatori americani. E' un tale susseguirsi infatti di battute e gag e situazioni che gli strapagati sceneggiatori di Hollywood ne ricaverebbero una decina di pellicole. Film innanzitutto Grottesco, Stralunato, Assurdo. Ma non per questo "vagamente strano", perchè le battute e i brillantissimi dialoghi colpiscono tutti nel segno, vale a dire che fanno veramente ridere, conquistando gli occhi e il cuore dello spettatore (intorno a me una platea che rideva di gusto). Il geniale regista e sceneggiatore Samuel Benchetrit a quanto pare conosce bene l'arte di realizzare il massimo utilizzando il minimo. E pare (così ho letto in rete) che egli abbia ricavato queste tre vicende che formano il film direttamente dalla sua autobiografia. Innanzitutto lo sfondo. Una periferia evidentemente abbandonata a sè stessa, e più precisamente un malandato condominio anonimo e che è la somma di tante solitudini più o meno rassegnate. Personaggi semplicemente fantastici, ognuno nella propria gabbia di appartata solitudine. Un'anziana signora araba, sincera e generosa che un bel giorno si vede entrare in casa nientemeno che un astronauta americano la cui astronave ha subìto un atterraggio di fortuna sui tetti del palazzo. Ecco, adesso voi immaginate che i due -superato l'imbarazzo dell'impatto- si ritrovano a mangiare insieme cous cous (non è fenomenale?). Poi c'è un ragazzo di cui il film in realtà non ci dice granchè. Lo vediamo mentre va in giro in bicicletta o mentre chiacchiera coi coetanei vicini di casa. A un certo punto arriva una dirimpettaia con cui fa una comunella piuttosto ruvida ed aspra che si perfezionerà' (lei è un'attrice di cinema d'avanguardia ora caduta in disgrazia). Ma la storia più bella è quella di un individuo orso e solitario che è una calamita di sfighe d'ogni genere. Costui, la solitudine fatta persona, s'invaghisce (per lui è come una luce nel buio) di una infermiera cortese ma trattenuta e forse anche un po' timida con la quale millanta d'essere un affermato fotografo. Ma non se ne farà poi nulla perchè le sfighe lo perseguiteranno senza sosta. Questo il quadro generale. Di un'opera scarna e spartana, ma impreziosita da dialoghi irresistibili. Con una conclusione, forse. Che la gente sola si cerca, sempre, salvo poi trovarsi oppure no, ma comunque si cerca. Nel cast spicca ovviamente la star Isabelle Huppert (qui bravissima come sempre,nel ruolo dell'attrice "decaduta"). Una dolce Valeria Bruni Tedeschi, formidabile (nel ruolo della soave infermiera). Michael Pitt nella parte di John l'astronauta che mangia cous cous (lui in molti lo ricordano ancora come uno dei due sadici teppisti in "Funny games" di Michael Haneke). Ma da segnalare è il più bravo ed efficace di tutti, Gustave Kervern, nel ruolo del solitario fallito e accidioso, un personaggio sul quale varrebbe la pena di realizzare un intero film.
Da vedere, se ci riuscirete (e non sarà facile).
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta