Regia di Samuel Benchetrit vedi scheda film
Volevamo forse smarcarci dal Venerdì Santo ieri, andando a vedere Il condominio dei cuori infranti?
Direi proprio di no. Anzi, abbiamo percorso la nostra personalissima Via Crucis flagellandoci appresso a questa operetta minima(lista) che affoga le proprie debolissime velleità attorno a storielle di comunissimo condominio (dove giusto l’astronauta precipitato fuori rotta smuove l’utente medio dal torpore registico), caratterizzate dal vuoto stilistico e dalla presunzione, ecco, la grassa presunzione di voler narrare “ad ampio respiro” i disagi e i tormenti interiori di umanità spicciola e disadattata con tre parabolette surreali che ci sfracassano i gabbasisi fin da subito, dove la volontà di coniugare la battuta a contrasto con la malinconia che pervade questi spiriti soli, anche se gomito a gomito con le più sfaccettate umanità, si infrange sull’incapacità della produzione di convincere questo regista disturbato a farci massimo tre corti da cinque minuti l’uno, con questi tre inserti di noiosa ripetitività, di riprese fisse, di chiacchiericcio tedioso e importuno, di situazioni che il paradosso lo superano e lo sbeffeggiano alla grande e dove - incredibile la casualità - assistiamo a stralci di inserti di uno dei film più pompati della storia, quel “I ponti di Madison County”, che in effetti, con la mattonata odierna, fa benissimo il pai
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