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Il giocatore invisibile

Regia di Stefano Alpini vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Il giocatore invisibile

di alan smithee
4 stelle

Uno stimato docente universitario di letteratura comparata presso la Normale di Pisa, di rientro nel suo ufficio dopo un incontro amoroso clandestino con la sua amante, viene informato da un suo zelante assistente che un suo recente articolo inerente "l'elogio del tradimento" - nel quale il professore argomentava la sua tesi citando come esempio tipico di tradimento l'opera cinematografica di Godard "Il disprezzo", compiuta dal maestro nei confronti dell'autore letterario Alberto Moravia - veniva schernito e criticato da una voce anonima che, in modo sprezzante, non mancava di ricordare al docente come a sua volta Jean Luc Godard fosse stato "tradito" dal suo produttore cinematografico italiano, che massacrò, come è noto, il film nella sua versione italiana.

Lo sferzante commento sarcastico dell'anonimo critico commentatore, suscita nell'autore del pezzo, una frenesia interiore che lo spinge a sospettare di tutti: dei nemici e degli invidiosi di cui in qualche modo si circonda nella sua posizione di professore anziano e punto di riferimento del prestigioso ateneo (che in realtà nasconde un vespaio di attriti e invidie tra colleghi), ma ancor di più di coloro che si comportano da amici e confidenti, e che si rivelano i personaggi più pericolosi, da studiare attentamente per comprenderne i fini e le spesso subdole mosse.

Liberamente tratto dall'omonimo romanzo di Giuseppe Pontiggia del 1978, e preceduto in ordine temporale da un primo adattamento, ovvero una poco nota trasposizione televisiva del 1985 di Sergio Cenni con Catherine Spaak, Erland Josephson e Adolfo Cieli, ambientata a Milano e improntata su un diverbio inerente approfondimenti di testi classici, il film di Stefano Alpini utilizza l'appiglio cinefilo godardiano per dar vita ad un thriller da camera sofisticato e piuttosto accurato, ma anche assai accademico e sin troppo concentrato a mettere in risalto i dettagli scenografici di un paese e di una provincia che finiscono sempre inevitabilmente per castrare ogni ambizione internazionale, giocando sin troppo ad autocitarsi e a ostentarsi senza una vera giustificazione.

Dal canto suo Luca Lionello padroneggia con disinvoltura il ruolo da gran protagonista, creandosi un po' un vuoto attorno a sé e denotando un certo dilettantismo tra i comprimari che gli girano attorno.

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