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Banana

Regia di Andrea Jublin vedi scheda film

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La recensione su Banana

di OGM
8 stelle

Marco Todisco

Banana (2015): Marco Todisco

 

Ma che succede? Nulla, purtroppo. Non succede nulla di quello che desideriamo. O quasi. Ce la possiamo mettere tutta, crederci fino in fondo, ma il nostro sforzo non varrà più della retorica un po’ narcisista che lo ispira, secondo la quale volere è potere. Sfigati si nasce, si diventa e si resta. Il tredicenne Giovanni Bandini ci prova in ogni modo, ad uscire dal ruolo che la sorte gli ha assegnato, ma il suo successo finale consisterà unicamente nella solita presa di coscienza che l’amara “felicità” degli adulti significa guardare in faccia la realtà, rinunciare a sognare l’impossibile,  e sorridere accontentandosi del fattibile. In questa storia non è il solo a chiedere la luna. Come lui, anche la sua insegnante di lettere dimostra di non sentirsi a proprio agio su questa terra. Il suo atteggiamento, però, anziché ottusamente combattivo, è improntato ad una resa incondizionata e definitiva. Tuttavia, tra il se po’ fa’ del ragazzino aspirante sbruffone  e il tanto è inutile della zitella di mezz’età c’è di mezzo il mare: un mare vivacemente increspato dalle ondine di una vita così cosà, animata dal ribollire della frustrazione e dal pittoresco gorgogliare degli spiriti in preda alle rispettive quotidiane utopie. Sposare l’uomo che si ama. Trovare un  lavoro adatto alla propria qualificazione. Conquistare la compagna di classe con la generosità e l’impegno. Calciare il pallone e mandarlo in rete. C’è qualcosa che fatalmente interrompe la banale concatenazione di causa ed effetto. L’errore sta nelle premesse: il principio del faber suae fortunae si applicherebbe solo ad un mondo perfetto, in cui mancasse l’intervento disturbatore del caso. E nel quale dunque, a ben vedere, non esisterebbe nemmeno una fortuna da poter cambiare a proprio piacimento. La commedia di Andrea Jublin prosegue il gioco iniziato col suo cortometraggio d’esordio Il supplente, candidato all’Oscar nel 2008: una divagazione ludica a sfondo esistenziale,  che utilizza l’immaginazione come una dimensione parallela, in cui ogni esperimento è lecito, e la riuscita non è obbligatoria. L’infanzia è un’incessante avventura creativa, in cui ci si prova e intanto ci si diverte, e il timore di non farcela non fa passare la voglia di ritentare, magari anche solo per scherzo.

 

Marco Todisco

Banana (2015): Marco Todisco

 

Grandi si diventa solo quando si lascia che i limiti abbiano la meglio su di noi, ed impongano le loro regole al nostro approccio alla vita: prima ci fiaccano con la loro perentorietà, e poi ci vincono concedendoci, all’improvviso, un pietoso sprazzo di magnanimità.  Questo film racconta il tormentato e colorito andamento della partita, durante la quale, a prendere di petto la questione ci si fa male, eppure si continua, perché quello è il miglior modo per sentirsi vivi. Le idee e le emozioni si rimescolano, facendo sì che almeno dentro ai segreti dell’anima il discorso vada avanti secondo gli incanti della favola, riversando nell’ambiente circostante la frizzante, variopinta spuma dell’illusione. Ma non si tratta di un semplice, futile trastullo autoconsolatorio, dato che il suo cammino è sempre accompagnato dal pensiero: quello che genera poesia ed umorismo, illuminante saggezza e commovente bellezza. La sceneggiatura di Banana  non  smette mai di dispensarci questi piccoli doni letterari. E si mostra fermamente intenzionata a dribblare la banalità, anche quando sarebbe più che naturale assecondare la scarsa fantasia della nostra condizione umana, in cui ad essere scontate sono sempre e solo le sventure. 

 

Andrea Jublin

Banana (2015): Andrea Jublin

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