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Sonic Highways

Regia di David Grohl vedi scheda film

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La recensione su Sonic Highways

di mm40
6 stelle
Otto ore di documentario sulla storia della musica negli Stati Uniti d'America, viaggiando per otto città (Chicago, New Orleans, Nashville, Austin, Washington, Los Angeles, Seattle, New York) e lasciando parlare i protagonisti di questa cavalcata: cantanti, musicisti, produttori, tecnici del suono e, naturalmente, le loro canzoni. Nel frattempo, in ogni città i Foo Fighters registrano un nuovo brano del disco omonimo Sonic highways, traendo ispirazione dall'atmosfera del luogo.
 

Girare un documentario sulla storia della musica americana per registrare (e promuovere) il nuovo disco dei Foo Fighters oppure registrare il nuovo disco dei Foo Fighters in giro per gli Usa, approfittandone per girare un documentario sulla storia della musica americana? Dave Grohl, batterista dei Nirvana negli anni Novanta e, da lì in avanti, leader dei FF e guest star su dischi e palchi di mezzo mondo del rock (un elenco completo delle sue collaborazioni richiederebbe un libro a sè), è indubbiamente conosciuto innanzitutto come musicista; ma la folgorazione di Sound City, il documentario da lui diretto nel 2013 su temi analoghi, lascia qualche spiraglio di dubbio: Sonic highways è nato prima come monumentale progetto per immagini oppure come altrettanto impegnativo lavoro discografico? Che la sua musica piaccia o non piaccia, Grohl è in ogni caso definibile talento 'vulcanico': uno che, mentre si imbarca in un'impresa - e la porterà a termine, certamente la porterà a termine - sta già elaborando le sue prossime mosse. Solo così si può presentare, o quantomeno cercare di dargli una spiegazione logica attendibile, un documentario di otto ore di lunghezza (!) ambientato in otto città degli Stati Uniti, con una infinità di ospiti a raccontare le loro storie e un unico filo conduttore: la musica. Sorpresa delle sorprese, in coda al film Grohl compare a colloquio addirittura con Obama, che - manco a dirlo - lo rassicura: ciò che unisce tutti gli americani è la passione musicale, che spesso si traduce in un sogno da realizzare o, meglio ancora, realizzato. La puntata in assoluto più godibile (sì, perchè vista la durata il film è stato spezzettato in otto segmenti da un'ora ciascuno, ambientando ogni episodio in una diversa città), al di là dei tributi al jazz di Nashville, alla musica nera di New Orleans e al punk di Washington, è quella di Seattle, la penultima, nella quale il regista compare più spesso - e per forza di cose, essendo stato uno dei protagonisti del fenomeno grunge - in prima persona, a raccontare e raccontarsi. In chiusura di ogni puntata c'è il brano registrato in quella città: chicca per gli estimatori dei Foo Fighters, rapido intermezzo comunque non fastidioso per tutti gli altri. 6,5/10.

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