Regia di Derek Cianfrance vedi scheda film
Australia, anni Venti del Novecento. Reduce dalla Prima guerra mondiale, Tom Sherbourne (Fassbender) fa il guardiano del faro in un'isola al largo delle coste australiane. Vive lì con la sua amatissima moglie (Vikander, superbamente brava, oltre che bellissima). I due non riescono ad avere bambini, ma tutto cambia quando nell'isola arriva una barca con a bordo una neonata, trascinata lì dalle acque dell'oceano insieme al padre, che è morto. Tom e sua moglie decidono, dopo enormi dilemmi morali, di adottare la figlia come fosse la loro. Ma Tom scopre accidentalmente l'identità della madre (Weisz) della piccola e i suoi sensi di colpa gli impongono azioni che arrivano alle estreme conseguenze.
Ingiustamente definito "polpettone" da alcuni critici (Pontiggia, Caprara, Mereghetti), il film di Derek Cianfrance è un melodrammone à la Matarazzo (nelle sue versioni migliori), nel quale trovano posto l'eccellente fotografia paesaggistica di Adam Arkapaw e il tema della natura matrigna. Dopo due gemme come Blue Valentine e Come un tuono, il regista del Colorado si conferma un cantore di vaglia dei sentimenti umani. Alla stregua del film precedente, al centro dell'opera - tratta dal best seller di M.L. Stedman - c'è ancora la questione della maternità, stavolta declinata secondo una successione di dilemmi etici che produrranno effetti non solo sulla coppia al centro del film (diventata poi coppia pure nella vita), ma anche sulla bambina e sulla madre biologica. In filigrana, nel film si può leggere anche il tema del risentimento nazionalista contro i tedeschi, spunto che sta alla base dell'ingiusta accusa di omicidio a carico di Tom, il compagno capace di un amore oblativo e incondizionato che ogni donna desidererebbe avere.
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