La recensione su Sopravvissuto - The Martian

Senza andare a scomodare i paragoni con capolarovi di genere, del tutto inutile data la natura sbarazzina e in parte irriverente della pellicola stessa anche verso un certo cinema di fantascienza impegnato o"pedante" (vedi Interstellar o lo stesso Gravity, spesso accostati, anche erroneamente, al film di Ridley Scott), The Martian, quarto film di fantascienza del regista dopo Prometheus e tutt'altro genere rispetto a quest'ultimo, è infatti figlio ed erede di un'altra tipologia di Hollywood, quello capace di regalare sogni e di raccontare storie a cui ci piace connetterci e che, nonostante presenti dei momenti drammatici o comunque carichi di pathos, si lascia seguire soprattutto con il sorriso piuttosto che con la testa.

Infatti The Martian è un film soprattutto divertente, che nonostante la lunghezza  riesce a raccontare l'odissea di un moderno Ulisse o novello Robinson Crusoe senza eccessiva retorica e paternalismo, riuscendo anche a filtrare in modo intelligente la componente scientifica del romanzo da cui è tratto e a conservarne l'umorismo senza mai risultarne per questo eccessivo o superfluo.

Un'altro pregio del film è quello di mostrare, in una pellicola di fantascienza, Marte per quello che è realmente: non teatro di ipotetiche civiltà estinte o di improbabili invasioni aliene ma semplicemente un pianeta inospitale per l'uomo.

Un affascinante e suggestivo pianeta reso splendidamente da Scott, anche se forse un pò troppo simile alla Terra, ma inadatto e avverso a qualsiasi forma di vita e un ostacolo che il protagonista, novello McGyver dello spazio, dovrà affrontare e superare per riuscire a ritornare a casa sano e salvo, probabile metafora anche di quegli ostacoli che inevitavilmente si presentano nelle nostre vite e che dobbiamo comunque cercare di affrantare con caparbietà e intelligenza e, nel caso, anche con un certo pragmatismo ma, soprattutto, con tantissimo humor.  

Scott punta a rendere questo futuro prossimo il più verosimile possibile, rinunciando ad enfatizzarne gli eventi e a mantenere i piedi ben piantati per terra, ad esclusione inevitabilmente della parte finale, e relegando al minimo la componente prettamente action, quasi assente, in favore invece di un racconto espresso soprattutto attraverso la parola e il linguaggio, come enfatizzato dalla continua ricerca del protagonista di comunicare con la terra o i videomessaggi dello stesso a monitare costantemente i suoi successi (o insuccessi), oppure al confronto dialettico, anche accesso, tra i membri della NASA su come riportarlo a casa.

O ancora dalla copertura mediatica, onnipresente, ad opera dei mass media che trasformano l'intera vicenda in uno spettacolo mondiale.

E' dal concetto di comunicazione e della sua mancanza o ricerca, impiego, eccesso anche intesa come menzogna o inganno che nasce e si esprime tutta l'azione del film.

Ottimo, come al solito, il reparto tecnico a riconferma del talento di Ridley Scott nel costruire ad arte mondi immaginifici ma il film poggia soprattutto sulla splendida prova del protagonista, Matt Damon, e questo nonostante il nutrito cast di supporto, davvero impressionante per la qualità e quantita dei nomi coinvolti (Jessica Chastain, Chiwetel Ejiofor, Jeff Daniels, Sebastian Stan, Sean Bean, Michael Peña, Kristen Wiig, Kate Mara) ma piuttosto sacrificati in ruoli più che altro di contorno.

VOTO: 7,5