Regia di Ridley Scott vedi scheda film
Mescolando Castaway con Apollo 13 viene fuori una bella avventura spaziale con il classico eroe senza macchia e senza paura, la cui vicenda tira fuori il lato positivo di tutti quelli che sulla Terra seguono le sue sorti in mondovisione.
Sarà forse perché da bambino volevo fare l'astronauta ma a me i film come questo piacciono da morire. L'epica dello spazio scoperta attraverso i film e i telefim dell'infanzia (Spazio 1999 e Star Trek sopra a tutti) ai miei occhi non accenna a perdere il suo fascino, al contrario di altre categorie che hanno drammaticamente perso il loro appeal con il tempo.
La prima parte scorre via un po' troppo velocemente, appena il tempo di conoscere l'equipaggio e i loro ruoli ed ecco che al terzo minuto del film è già arrivata la tempesta che mette fuori gioco Mark (Matt Damon) il quale creduto morto viene abbandonato dai compagni sul pianeta rosso.
Quindi sempre molto velocemente assistiamo al risveglio, alle medicazioni e alla riorganizzazione della base per la sopravvivenza di Mark, in particolare l'ormai famoso campo di patate e questo non dovrebbe essere classificato spoiler dal momento che anche il trailer lo mostra. Qui in pratica finisce la parte Castaway e inizia quella Apollo 13, la mia preferita. La scena tipica di questo filone è quando una dozzina di ingegneri vengono rinchiusi in una stanza con lo stesso materiale a disposizione dell'astronauta e viene chiesto loro di realizzare qualcosa di incredibile: ovviamente ci riescono e scrivono pure una dettagliata procedura da seguire passo passo.
Un aspetto di questi film che mi colpisce sempre è la mancanza del cattivo, il "villain" evidentemente non serve, la tensione creata dalla sfida fra l'uomo e la natura o il destino è già abbastanza forte e appassionante da non richiedere di aggiungere agli ingredienti la malvagità degli uomini. Pure i cinesi, che negli ultimi tempi Hollywood ha spesso dipinto come nemici, danno il loro contributo alla missione di recupero nel nome della scienza e della solidarietà.
Stavano ancora scorrendo i titoli di coda ed ero già su Wikipedia per scoprire cosa fosse esattamente un SOL: come immaginavo è il nome dato al giorno del pianete Marte che risulta essere appena 40 minuti più lungo di quello terrestre. The Martian ha risvegliato anche la voglia di ripassare un po' la storia delle missioni spaziali e ricontrollare qualche nozione basilare sul pianeta Marte, come l'atmosfera quasi assente, la pressione, la gravità. Solo su quest'ultima il film a mio avviso risulta poco realistico: la gravità di Marte è un terzo di quella terrestre invece Mark sembra muoversi e camminare in modo assolutamente normale, qualche zompo lo avrebbe dovuto fare, oltre a quello dell'incidente ovviamente, che però è causato da altro. E rimanendo nel campo della verosimiglianza, che dire dei teloni e del nastro adesivo della NASA? La loro resistenza va ben oltre quello che sarebbe lecito aspettarsi.
Un film come questo deve essere rigoroso nelle nozioni scientifiche che fornisce allo spettatore perché suo malgrado sta facendo divulgazione scientifica e a livello mondiale fra l'altro. Non è la fantascienza dove vale tutto, il teletrasporto, gli alieni, l'ibernazione, qui si tratta della scienza di oggi che realizza qualcosa che ancora non è realtà ma lo potrebbe facilmente diventare.
Concludendo, sebbene personalmente non abbia colto quella dose di genialità che un regista del calibro di Ridley Scott dovrebbe aver portato in dote, io valuto The Martian un buon film e considerando che l'ho già visto due volte e che difficilmente mi stancherò di rivedere ogni volta che capiterà l'occasione il voto alla fine è persino striminzito: 8.
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