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Sopravvissuto - The Martian

Regia di Ridley Scott vedi scheda film

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George Smiley

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Sopravvissuto - The Martian

di George Smiley
7 stelle

"Are you fuckin' kidding me?!" (messaggio inviato da Mark Watney direttamente da Marte ai detrattori del suo film)

Matt Damon

Sopravvissuto - The Martian (2015): Matt Damon

Ultimo epigone di una fantascienza non più così lontana dall'epoca attuale, bensì vicina a noi in termini di tecnologia, tempo e problematiche, The Martian è arrivato in sala con ottimi responsi da parte della critica internazionale, venendo accolto però glacialmente qui su FilmTv. C'è chi dice che è il miglior film di Ridley Scott da decenni, chi lo reputa una versione annacquata, buonista e filo-americana di Gravity, e chi, saggiamente, lo trova un signor film sebbene non un peso massimo del regista di Alien e Blade Runner (e del bistrattato Prometheus, mi sembra giusto ricordare). Anche per me la verità sta nel mezzo, ma dal mio punto di vista è comunque un riuscitissimo blockbuster che ci riporta sulle tracce del miglior cinema d'avventura hollywoodiano, il quale da sempre sà come appagare lo spettatore con storie eccezionali di uomini comuni, scevro da contenuti impegnati ma con quella certa capacità di farsi partecipe delle emozioni umane e di un messaggio di fondo che gli danno un valore aggiunto. Si può certo discutere del fatto che il film non si concentri sulla solitudine fisica ed esistenziale dell'astronauta Watney (ma perché dovrebbe, quando la sua chiave di lettura è esattamente all'opposto?), che una qual dose di buonismo  è inevitabile visto il tono ottimista e scanzonato del lungometraggio e che alcune licenze cinematografiche gli impediscono di essere al 100% corretto scientificamente...ma andiamo, criticare dal punto di vista scientifico un film alla cui realizzazione ha contribuito in maniera sostanziale la N.A.S.A. e che è stato applaudito da più parti per la sua veridicità non mi pare proprio una cosa sensata. O vogliamo parlare di Interstellar e del suo bel buco nero (e di quelli di sceneggiatura, se non vi bastano le stupidate a cui anche il più ignorante degli spettatori potrebbe fare caso)?

Matt Damon

Sopravvissuto - The Martian (2015): Matt Damon

Perché non parliamo del fatto che mai nessuno ci ha mostrato il pianeta Marte come Ridley Scott? Le panoramiche sulle aride distese sabbiose intervallate da frequenti massicci rocciosi sono splendide, e ci mostrano la solitudine e l'assenza dell'uomo da un punto di vista non più negativo, ma liricamente poetico. Il nostro Mark, impegnato a trovare un modo per resistere il più a lungo possibile in attesa di una missione di salvataggio, sovente si concede un attimo di pausa per guardarsi intorno e godere dello spettacolo immacolato che il Pianeta Rosso gli offre: praterie inesplorate, una sconfinata frontiera ancora vergine di orme umane, la bellezza desertica di un pianeta che si schiude davanti al suo primo abitante, il quale non si pente mai di aver intrapreso una missione pericolosa in un mondo remoto, cosciente che quello che sta vivendo è sia l'incubo più grande che il sogno segreto degli esploratori di ogni epoca. Nel deserto non c'è niente, e nessuno ha bisogno di niente. Ma il suo fascino misterioso è proprio questo: le distanze infinite che ci fanno sentire minuscoli a loro confronto, ma altrettanto liberi e partecipi della loro grandezza. Watney non è il classico eroe stereotipato di tanta sci-fi d'avventura, non è nè un pilota nè un genio dell'ingegneria, bensì un botanico (addirittura il migliore di Marte!), che come armi utilizza il suo ingegno e la sua ironia, per fronteggiare una situazione in cui l'umorismo sembrerebbe fuori luogo, ma che si rivela essere il mezzo di sopravvivenza più importante, quello che gli impedirà di non impazzire nella situazione estrema creatasi. Il film è soprattutto un inno fiducioso alla scienza, vista non come pura elucubrazione teorica ma come espediente di problem-solving, oltre che un invito a non perdersi mai d'animo anche nei momenti più brutti, anzi, a cercare di sdrammatizzare l'atmosfera facendo ricorso all'autoironia e alla creatività, mantenedo la mente impegnata per non farla affondare nel mare dello sconforto. Ciò non significa che Watney non debba attraversare varie criticità e momenti di forte tensione emotiva: la scena in cui sconsolato, prima di mettersi in contatto con la Terra, prende a pugni il rover è il riassunto perfetto di uno stato emotivo che non viene mostrato per mezzo di lacrimoni o squallidi monologhi, ma con amara concretezza. L'uomo diventa così il centro della narrazione, ritratto nei suoi stati d'animo tra alti e bassi, e il pubblico non può che affezionarsi a questo eroe anti-convenzionale in cui ognuno può immedesimarsi, incoraggiato a guardare con rinnovata fiducia allo spazio aperto e ai suoi misteri, confidando nelle armi della conoscenza, del coraggio e dell'ironia. Parallelamente alle vicende di Watney, si svolge sulla Terra la partita il cui fine è riportare il sopravvissuto a casa, e qui entrano in gioco i vari membri della N.A.S.A., tutti ben caratterizzati e affidati a un gruppo di validi caratteristi che vanno da Jeff Daniels a Sean Bean, da Chiwetel Ejlofor a Kristen Wiig. Spostando ancora l'obiettivo, il terzo nucleo narrativo è costituito dall'equipaggio della Ares 3, capitanato dalla splendida e risoluta Jessica Chastain (attrice che abbina fascino, presenza scenica ed eleganza recitativa), il quale decide di andare a recuperare Watney appena saputo che è ancora vivo e che seguendo una particolare rotta potrebbe recuperarlo "al volo" mediante un modulo che lo proietterebbe nello spazio aperto, in una adrenalinica sequenza orbitale girata e montata con perizia tecnica come al solito eccelsa. E come non parlare di Matt Damon, il quale regge buona parte del film sulle sue spalle con una performance divertente e riuscita, davvero bravo in tutti i frangenti emotivi e d'azione che il ruolo richiedeva.

scena

Sopravvissuto - The Martian (2015): scena

La cinepresa non si limita a riprendere lo scenario marziano, ma ci regala parecchie riprese dell'Ares 3 nel corso del suo viaggio, andando a sincronizzarsi con il moto armonico della nave, in modo da sottolineare quanto lo spazio sia luogo di annullamento delle differenze etniche e sociali, in cui si coopera tutti per un unico obiettivo e c'è sintonia assoluta fra i vari componenti dell'equipaggio, sentimento che si riflette nei loro colleghi a terra, pronti a collaborare ad un fine comune. Nelle braccia dell'universo non c'è conflittualità o discordia, ma perfetta armonia, "sì come rota ch’igualmente è mossa, l’amor che move il sole e l’altre stelle" (La Divina Commedia, Paradiso, Canto XXXIII, vv. 144-145). Ancora una volta immagini potenti ed evocative, e dunque oltre che a Scott va dato merito alla sua instancabile squadra di collaboratori, ormai la stessa da più di qualche anno: Dariusz Wolski alla fotografia, Harry-Gregson Williams alla colonna sonora (uno score ottimo), Arthur Max alla scenografia, Janty Yates ai costumi e il nostro Pietro Scalia al montaggio. Interessante e riuscito l'inserimento di molte canzoni della disco-music anni '70, che contribuisce alla ricerca del tono leggero e volutamente ironico e omaggia al tempo stesso la corsa allo spazio con la famosissima "Starman" di David Bowie e la frivola spensieratezza dei tempi che furono, a cui lo stesso Mark lesina più di qualche frecciatina con le sue battute sui gusti musicali del capitano Lewis. Per concludere, la sceneggiatura di Drew Goddard riesce ad adattare ottimamente il libro di Andy Weir trovando il giusto equilibrio tra commedia e fantascienza, tra dramma e avventura, riportandoci ad una fantascienza che alza fiduciosamente gli occhi al cielo per sognare ancora una volta mondi lontani ma non impossibili da raggiungere.

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