Regia di Quentin Tarantino vedi scheda film
Una diligenza procede a fatica nella neve, nell'imminenza di una bufera; accoglie in momenti distinti due personaggi, raggiunge un trading point, ove altri personaggi sono in attesa. Queste le semplici premesse di un film dalla trama intricata, e resa ancor più complessa da un capovolgimento delle sequenze temporali. La gran parte della vicenda è ambientata nella grande baracca del trading point, della quale è curato ogni minimo particolare. Nonostante la staticità degli ambienti, cui si somma una "rarefazione" di sequenze di azione, il film è godibile per l'intera lunghissima durata, di quasi tre ore, grazie alla cura profusa nella costruzione dei dialoghi e di alcuni "flashback", che ci danno una nitida immagine della personalità degli otto personaggi principali, e di quelli secondari, icone dei decenni passati del west cinematografico; da ex-sudisti delusi a neri emancipati; da semplici banditi a cacciatori di taglie; da eroi di guerra a umili "operai" della frontiera americana. Ogni personaggio è caratterizzato dall'essere privo di speranza, lasciato solo in un deserto morale, nel quale gli ideali di libertà che echeggiavano prima e durante la Guerra di Secessione sembrano aver prodotto null'altro che violenza, anarchia ed avidità. Espressione di ciò sono anche gli scontri tra i personaggi, che il regista costruisce con particolare gusto per gli elementi "gore", che sembrano non suscitare emozioni in alcuno dei protagonisti, evidentemente avvezzi alla brutalità. Tutti gli attori, dotati di costumi variopinti ed evocativi, interpretano bene i loro ruoli, in particolare Samuel L.Jackson, teoricamente un "buono", di fatto anch'egli ormai preda degli istinti che legano tra loro i vari protagonisti. La colonna sonora di Ennio Morricone è un valido accompagnamento; un sottofondo discreto privo dei toni epici di produzioni precedenti, che s'integra a perfezione con l'atmosfera del film. Ovviamente questo film non è per tutti. La monotonia di ambientazioni e la complessità (e prolissità) dei dialoghi, possono scoraggiare chi si aspetta un film più vivace e "scoppiettante", quale era stato Django Unchained. Un confronto con questo predecessore è però difficile, volendo il regista illustrare con "The Hateful Eight" ne' il tema di una vendetta, ne' quello di un riscatto sociale, bensì un contesto di assoluto nichilisimo nel quale agiscono personaggi che finiscono per non avere altro scopo se non "odiare" ed "essere odiati".
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