Regia di Quentin Tarantino vedi scheda film
Tarantino genera la sua ottava meraviglia: quintessenza assoluta del suo cinema; mix di interpreti, scene, contesti caratteristici del suo stile. Quasi un'opera definitiva, western nella forma, giallo nella sostanza, horror nel gusto... Chapeau.
"Devi fare tre western per poterti definire un regista western"... Così, dopo lo spumeggiante "spaghetti" DJANGO UNCHAINED, ecco il "classico" THE HATEFUL EIGHT.
Se con DJANGO (pur senza tralasciare qualche significato più intrinseco) era riuscito a rendere omaggio (alla sua maniera) ad una tipologia di western considerata più di puro divertimento che di intrinseco significato, con THE HATEFUL EIGHT Tarantino sposta gli equilibri verso una più calibrata introspezione, in cui il divertissement si mette al servizio di personaggi oscuri e ambigui, in un contesto ridotto nell'ambientazione e amplificato nelle sue sfumature.
Opera dalle caratteristiche propriamente teatrali, THE HATEFUL EIGHT trascina dall'inizio alla fine in un'escalation, inevitabilmente, provocatoria e violenta, in cui le molteplici divisioni (etniche, sociali, politiche) dell'America post-guerra civile si rispecchiano nella strettezza di una stanza, in cui il passato raffigurato dal western finisce con il legarsi alle fratture del presente contemporaneo.
Quasi 180' in cui sono i dialoghi a dominare la scena, esprimendo all'ennesima potenza quelle che sono le caratteristiche più tipiche del cinema tarantiniano, qui rappresentato in toto da un voluto mix di interpreti "storici" della filmografia di Tarantino: da Samuel L. Jackson (strepitoso!) a Kurt Russell; da Tim Roth a Michael Madsen; a cui si aggiunge la new entry Jennifer Jason Leigh, meritevole del titolo di mvp del film e non solo in chiave awards...
Dialoghi ma non solo, perchè fin dall'inizio si intuisce che un'altra componente fondamentale è la colonna sonora... La presenza, voluta e ottenuta con tanta ostinazione dallo stesso Tarantino, di Ennio Morricone assicura infatti un contorno musicale di altissima qualità, tanto da risultare, a tratti, di intensità maggiore delle scene stesse.
Inneggiato e discusso, la filmografia tarantiniana trova con THE HATEFUL EIGHT, forse, la sua traduzione più autentica, in un mix di straordinario impatto e valore; sintesi, anche, di un passaggio compiuto da un regista che pur continuando a guardare al (suo) divertissement ha ormai messo il significato intrinseco al suo pari... Bellissimo.
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