Regia di Quentin Tarantino vedi scheda film
Poco dopo la fine della guerra civile che ha insanguinato il paese a stelle e strisce, John Ruth (Russell) deve condurre Daisy Domergue (Jason Leigh) a Red Rock, tra le montagne del Wyoming, dove la attende la forca. Lungo la strada per la locanda di una certa Minnie, i due incontrano il maggiore Warren (Jackson) che viene caricato in carrozza insieme allo sceriffo Chris Mannix (Goggins): entrambi sono stati fermati da una tormenta di neve. I quattro (più il cocchiere) arrivano nella locanda, dove trovano alcuni strani tipi: un inglese (Roth), un tizio che dice di chiamarsi Joe Gage (Madsen), un generale in pensione (Dern) e un messicano (Bichir). Tutti diffidano di (quasi) tutti. Sarà un carneficina. ma quell'incontro è tutt'altro che casuale.
Al suo ottavo film, Tarantino celebra se stesso fin dai titoli di testa (occhieggiando a Fellini), licenziando un film sul modello di Dieci piccoli indiani, verbosissimo, fluviale, senza idee e costruito a suon di autocitazioni: dall'incontro tra carrozza e viandante (Django unchained), all'uomo sotto il pavimento (Bastardi senza gloria), passando per il tema della vendetta (Kill Bill), il meccanismo diegetico del tutti contro tutti (Le iene), l'espediente narrativo del racconto circolare, le teste spaccate che schizzano sangue ovunque e il gusto per la sottomissione sessuale tra uomini (Pulp fiction). Il tutto condito con un inarginabile gusto splatter tra vomito di sangue, arti mozzati e delitti all'arma bianca. Per stomaci forti e gente resistente al sonno. Ma, fortunatamente, anche per chi detesta il razzismo.
Colonna sonora, riconoscibilissima, di Ennio Morricone.
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