Regia di Quentin Tarantino vedi scheda film
Grida al capolavoro.
Un cacciatore di taglie che deve consegnare alla forca un'assassina, un presunto sceriffo ex sudista, un presunto ex generale sudista, un ex maggiore nordista di colore, un presunto boia, un presunto mandriano che torna a casa a trovare la madre, un presunto gestore di un emporio si trovano chiusi nell'emporio di quest'ultimo durante una bufera di neve. Uno (o forse più) di loro è un impostore che deve liberare l'assassina massacrando gli altri. Ma chi?
Non delude le aspettative il nuovo film di Tarantino che, di nuovo ispirandosi ai suoi miti del passato e rimescolando gli elementi tipici del cinema a basso costo e di serie B, dà vita ad un film di serie A che grida al capoalvoro. Per l'ambientazione chiusa e la situazione esplosiva ricorda un po' Le iene, per la distorsione temporale fa venire in mente Pulp fiction. Ma aldilà dei riferimenti, è un film potente, potentissimo, in grado di riempire di emozioni fortissime chi guarda. Visivamente è eccezionale, rischia un po' la prolissità nei dialoghi ma riesce comunque a non annoiare mai.
I personaggi sono, appunto, odiosi, aridi come il paesaggio innevato del Wyoming ma, in fondo, non riescono a farsi odiare del tutto; tutti paiono avere un qualcosa di buono, uno slancio poetico, persino l'assassina mentre canta dolcemente alla chitarra. La violenza al solito non manca, anzi è abbondante, ma mai eccessiva, mai fuoriluogo; è sorprendente come Tarantino riesca a trasformare lo splatter in arte figurativa, la violenza in una poesia bellissima. Il finale, sanguinoso e terribile, mette quasi allegria.
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