Regia di Quentin Tarantino vedi scheda film
Gioco al massacro, straniante e dilatato. Tarantino fa il punto sulla sua carriera e si autocelebra.
Classico gioco al massacro in stile Tarantino. In Hateful Eight c'è molto del suo cinema, dalle origini (Le iene) alla maniera pulp consolidata degli ultimi anni, il tutto amalgamato come al solito con quel sano amore per i personaggi e i dialoghi stranianti e fuori dalle convenzioni. Visto in versione panoramica 70mm il film si mostra e ci mostra la volontà del regista di osare e provocare, adottando il formato per lo più nell'inconsueto uso claustrofobico e buio degli interni della locanda, contrapponendoli ai bianchi delle grandiose locations invernali. Il lavoro dunque parte da opposizioni scenografiche per poi condurci alle opposizioni dei caratteri, quest'ultimi sviluppati nel primo tempo e portati alle estreme consegunze nel secondo. Tarantino si prende il suo tempo (dopo 40m ho lottato contro il sonno, ma ero stanco io...) e lancia sul tavolo i pezzi del puzzle che comporrà alla fine evidenziando ancora una volta un grande controllo del mezzo cinematografico fra accelerazioni e congelamenti del climax, i problemi semmai sono nella ripetizione continua dei soggetti e dello stile ma se si genera empatia si entra completamente nelle spirali narrative tarantiniane. L'autore americano ama il cinema con tutto il cuore e lo dimostra anche nel rischio della routine espressiva e dell'autocelebrazione. Forse ho finalmente fatto pace con il regista ;-)
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta