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The Hateful Eight

Regia di Quentin Tarantino vedi scheda film

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GIMON 82

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La recensione su The Hateful Eight

di GIMON 82
10 stelle

Il Tarantino che non t'aspetti è quello che ti (s)piazza un opera "monstre",romanzesco,fluviale e "Grand Guignolesco" ,"The Hateful eight" possiede le stigmate del "CULT" assoluto,oltre che quelle del Capolavoro,cinema maiuscolo all'interno di un beffardo teatro.......

"The Hateful Eight" ovvero "Gli odiosi 8", un titolo dentro un pezzo di cinema  annunciato come  "Cult" innevato,dove le bufere di vento trasportano lerci e abbietti personaggi.

Il cinema "Tarantiniano" assume qui le forme di una maturita' compiuta,annunciata gia' inizialmente dal rimando "cristologico",  l'epoca "post Lincoln" rivive qui in rozzi cacciatori di taglie che pronunciano la parola "negro" come slang assoluto.

Il ragazzone eterno sceglie ancora quel genere western a lui tanto caro,masticato e rimasticato negli anni della gioventu' nelle visioni "Leoniane" e in quei Bmovie italici dal tocco "povero ma bello".

Ma il suo western "odioso" si ricicla,si allontana dal fratello "Django" entrando nelle costole della materia teatrale,Quentin sceglie ambienti interni  e  dialoghi  fluviali che ipnotizzano,parlando la lingua di una cinefilia che respinge e cattura,chiacchierando con noi spettatori secondo i dogmi del verbo tarantiniano.

I suoi odiosi 8 sono pezzi di un cinema antico,rivisitato e restaurato alla grande per l'occasione,Tarantino rilancia e plasma come un abile scultore 8 personaggi che sopravvivono nell'America "post schiavismo",dove una "lettera" di Abramo Lincoln è un lasciapassare per la vita .

 

Samuel L. Jackson,Kurt Russel,Walton Goggins,Tim Roth,Bruce Dern,Demian Bichir,Michael Madsen,Jennifer Jason Leigh e aggiungiamoci anche il mascellone squadrato di Channing Tatum a formare un opera corale,dove gli attori si amalgamano,urlano,si feriscono,tradiscono e maciullano.

La differenza è tutta qui,nello script magnifico e "shakespeariano" che appartiene al corpo degli attori,nel decantare un epoca d'oro "negro" americano,nella grettezza di visi  magnificati da primi piani eccelsi e nella potenza di dialoghi eccessivi ma mai consuntivi.

Tarantino nel firmare questo si discosta abbastanza dai film precedenti,pur mantenendo intatti i suoi "luoghi comuni",pur continuando a farci assaporare "ettolitri" di vomito all'emoglobina.

Il suo "femminile" è qui ambiguo,traditore e prostituito al crimine,Jennifer Jason Leigh è straordinaria nel disegnare una donna rozza e sboccata,maltrattata a pie' pari dai commensali del simpatico emporio "Tarantiniano".

Non vorrei che qualche benpensante potesse muovere  banali accuse di misoginia per un "azione" contro la donna che qui è lo specchio di un epoca tramontata,le botte da orbi di Russel e L. Jackson verso la Leigh sono  un innocente "condimento", (qualcosa di altamente ironico e fumettistico) un autoironizzare verso il machismo sfrontato dell'epoca western.Un periodo dove il rimando a Lincoln,guerre civili e schiavismo è illimitato,ce lo gustiamo nel memorabile "duetto" tra il "negro" Jackson e lo splendido generale pensionato Bruce Dern.

Sono momenti che appartengono ad un cinema d'oro e (tra)passato,per un film straordinario che rasenta l'apice artistico di Tarantino,sorretto dall'intramontabile arte musicale di Ennio Morricone in stato di grazia.Un "pulp fiction" in salsa western dove nessun personaggio appartiene a se stesso,ogni figura è  la pedina di un momento sacrale,segnato da destini di sopravvivenze,dall'appartenenza ad un tempo polveroso e lercio nelle vesti,cosi' come nei volti.Il Cristo immolato tra le nevi che vediamo all'inizio è la prefazione di una storia "negra",bastarda e criminale,tutto cio' nelle mani di Tarantino diviene romanzo (o capitolo) epico,un epos tragico che sfotte se stesso senza prendersi mai sul serio........e questo solo i grandi lo sanno fare.

 

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