Regia di Luis Prieto vedi scheda film
Kidnap ovvero la lotta disperata di una madre per riprendere il figlio strappatole, durante una distrazione al parco cittadino, da due manigoldi dal modus operandi che ricorda quello stereotipato dei cosiddetti zingari. Trama semplicissima e sprovvista di sviluppi narrativi. I malviventi scappano a bordo di una Mustang, la madre li rincorre per le autostrade e le strade di campagna. Road movie in piena regola, con tanto di riprese aeree eseguite con i droni, soggettive dall'auto e immancabile ripresa della striscia di mezzeria che scorre, accelerata, sotto l'auto. Tra i difetti più evidenti si registrano alcuni buchi narrativi (il cane sul pontile nella parte terminale del film che scompare nel nulla) e, soprattutto, una totale inverosimiglianza di quanto narrato, a partire dal sequestro di un ragazzino di sei/sette anni rapito da due malviventi al soldo di un'organizzazione internazionale per l'esporto e l'affidamento clandestino di bambini a famiglie che non possono procreare. Inseguimenti, incidenti, speronamenti, circolazione in violazione del codice della strada senza che la polizia intervenga mai. Che dire poi della protagonista che sbaglia strada, si ferma, perde contatto visivo dei rapitori salvo poi ritrovarsi ogni volta in scia dei banditi?
A ogni modo, azione pura e continua, con un'alta dose di adrenalina resa in modo ottimale da regia e montaggio. Non c'è attimo per rifiatare. Bella prova, dunque, per il regista spagnolo Luis Prieto che arriva al film dopo aver diretto alcune pellicole e miniserie tv di produzione italiana.
Halle Berry, in un ruolo tutt'altro che agevole, urla, si dispera, prega e alla fine aggredisce i malviventi in quello che è un omaggio agli anni '70. Molto sottovalutato (addirittura con voti inferiori al quattro su dieci) e penalizzato dal fallimento della casa di produzione prima ancora dell'uscita del film nei cinema, intrattiene a dovere e sorprende lo spettatore.
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