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All'ultimo voto

Regia di David Gordon Green vedi scheda film

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La recensione su All'ultimo voto

di supadany
6 stelle

Con Our brand is crisis - titolo ben più acuto di quello tranquillizzante scelto per la distribuzione italiana (avvenuta direttamente in televisione sui canali pay di Mediaset Premium) – David Gordon Green continua a variare generi, temi e soggetti rimanendo ancora una volta distante dagli esiti migliori del suo cinema, che cominciano ad allontanarsi nel tempo (Undertow, Snow angels).

Tra importanti possibilità di espressioni contenutistiche e un’interfaccia dall’elevata iterazione con il pubblico, rimane in un limbo che non lo rende né abbastanza profondo né sufficientemente appetibile dal punto di vista commerciale.

Bolivia, per cambiare le sorti della sua campagna elettorale alla Presidenza, Castillo (Joaquim De Almeida) rinforza il suo gruppo di consulenti con Jane Bodine (Sandra Bullock), da qualche tempo lontana dai riflettori.

Appena arrivata sul posto, Jane trova una situazione compromessa e scopre che il principale avversario del suo candidato è supportato da Pat Candy (Billy Bob Thornton), suo storico avversario.

Dopo un approccio incerto, Jane prende in mano la situazione e i sondaggi cambiano direzione, mentre Castillo avanza promesse popolari, come l’indipendenza dal Fmi (Fondo monetario internazionale), difficili da mantenere.

 

Sandra Bullock, Billy Bob Thornton

All'ultimo voto (2015): Sandra Bullock, Billy Bob Thornton

 

Partendo da una struttura collaudata ma anche piuttosto elementare, gli esiti di All’ultimo voto sono strettamente legati alla figura di Jane Bodine, eremita per scelta e per contrasti interiori, che torna operativa dopo tanto tempo, destinata a seguire un continuo processo di aggiornamento.

Un fiume in piena quando si accende la lampadina, un face to face contro l’avversario di sempre, la presa di coscienza di una situazione territoriale complicata (sugli squilibri di una nazione tormentata e divisa, si poteva affondare di più il colpo), fino a riscoprire che niente cambia, che l’acqua segue sempre il suo flusso.  

In mezzo, stratagemmi, cura dell’immagine e annientamento dell’avversario, nel nome dell’importanza rivestita dalla comunicazione, con una chiave di lettura diretta, formalmente corretta, semmai priva di guizzi reali, quasi fosse mitigata per non creare conflittualità scomode, uscendo dal seminato con la scrittura di alcuni dialoghi e confronti estemporanei che mescolano qualche fattore.

Una cornice concreta ma anche poco appariscente, dove il contributo del cast è discreto; si eleva la protagonista Sandra Bullock, una delle poche attrici che sta accompagnando bene la sua età mutando scelte e personaggi gradatamente, Billy Bob Thornton in versione testa rasata incute un po’ di timore (mentre sul personaggio manca del lavoro a monte), Joaquin De Almeida non emerge da una personalità contraddittoria, il tridente di supporto formato da Anthony Mackie, Ann Dowd e Scott McNairy è strumentale alla portata principale (la leader Jane Bodine), mentre in pochi minuti Zoe Kazan lascia supporre che la sua parte da cacciatrice di scoop avrebbe meritato maggior risalto.

All’ultimo voto ripropone la regola secondo la quale il fine giustifica i mezzi, ma quando le bocce si fermano e il lavoro finito, sopraggiunge il momento della riflessione, con promesse e realtà in progressivo allontanamento, come la vita politica ci ricorda spesso e volentieri; in tal senso, il finale è coerente con il film, in parte precipitoso, quasi un po’ maldestro, comunque evocativo di un’inevitabile disillusione, ideale per un pubblico in cerca di qualcosa di vagamente impegnato, ma che non comporti nemmeno eccessivi rischi.

Di facile consumo.

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