Regia di Woody Allen vedi scheda film
Io me lo vedo: Woddy Allen nella saletta di proiezione privata all'anteprima del film, insieme a lui il cast (almeno buona parte, assenti quelli che lo hanno sfanculato strada facendo...), un codazzo di amici e critici osannanti e ridanciani, la consueta, numerosa corte di adulatori azzerbinati. Me lo vedo: in prima fila di galleria, seduto accanto a lui: nessuno. Nessuno osa, tutti un passo detro al maestro, non sia mai. E mi immagino la scena nel momento in cui si accendono le luci a fine proiezione, vedo il sorrisetto stampato sulla sua buffa faccina, le mani intrecciate sotto la pancia, immobile, non si gira, non guarda la gente e le reazioni della gente, tiene gli occhi ancora fissati sullo schermo, il fragore degli applausi retrostanti e qualche pacca che gli piove sulle spalle gli bastano a sapere quel che nemmeno gli interessa tanto di sapere.
E me lo immagino proprio così, in questo modo, dopo che ho visto scorrere io, nella mia visione domestica, l'ultima scena del film. Un'ultima scena disgustosa, talmente buttata via, buttata lì, tagliata con l'accetta, che finisce per inficiare tutto quello che ho visto prima, che, pur essendo il solito film del maestro Woddy Allen, non era stato poi nemmeno tanto male, anche se confermava per l'ennesima volta il pregresso, già avvenuto tramonto artistico del creatore di quei capolavori che dico io, di un ormai lontano passato.
E lo sento dire, quando gli applausi non si sono ancora spenti del tutto, sempre guardando avanti ed accennando ad alzarsi dalla poltroncina: "Forza ragazzi, ora tutti fuori dalle scatole. Devo correre a farne un altro".
Qualcuno lo fermi, per carità....
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