Regia di Woody Allen vedi scheda film
Storpiando Sartre, “l’inferno sono gli altri,” che mi si girerà nella tomba per aver rovinato i suoi geniali versi, Irrational Man di Woody Allen, di bello ha solo il titolo.
L'INFERNO È ALLEN,
NON GLI ALTRI ...
Storpiando Sartre, “l’inferno sono gli altri,” che mi si girerà nella tomba per aver rovinato i suoi geniali versi, Irrational Man di Woody Allen, di bello ha solo il titolo. Per altro non adatto alla pellicola. Infatti, il personaggio principale Joaquin Phoenix inAbe Lucas, professore di filosofia, accademico, è un uomo stupido, infelice, inadeguato, depresso, cattivo, emotivamente alle cozze, insomma tutto fuorché irrazionale, tanto da compiere – proprio a tavolino - un gesto, seppur estremo, totalmente razionale.
Phoenix/Lucas, basso e grasso da sembrare all’ottavo mese di gravidanza, antitesi dell’erotismo, la sua figura mal si sposa e si accoppia poco con le gambe kilometriche e l’allure da Barbie finta intellettuale di Emma Stone, già inutile e insipida in Magic in the Moonligh, altro flop. O la ninfomane Parker Posey e l’insulso Jamie Blackley.
Questo film è prigioniero di se stesso e della vita di Woody Allen, che tutti sanno a menadito. È altresi imprigionato in una serie di scatole non tanto cinesi, del clichè della banalità di chi non ha più niente da dire e si ostina a farlo, tipo: la studentessa che s’innamora del professore in università, la mala giustizia, la ninfomania, il delitto perfetto, la teoria filosofica (del male) che non è uguale allo svolgimento della realtà, in cui scomodare Hannah Arendt e la sua vera genialità, sembra assurdo oltre che fuori luogo e oltraggioso. Tutto lontanissimo dal gradevole ed elegante Match point.
Se poi a concetti, tematiche sterili si associano personaggi mal assortiti (il viso e corpo da Top model, movenze e presenza scenica zero, di tale studentessa che tutto sembra fuorché intelligente) o brutti, ineleganti, mal vestiti, sciatti, (Phoenix- Posey) forieri di empie disquisizioni post esistenzialiste filosofico-moral-poetiche tratte da un Bignami universale in cui Sarte/ Kierkegaard /Dickinson/Arendt estrapolati dalla profondità di una puntata di soap opera, mescolati alla banalità non del male, ma della trama, vedremo la noia vincere sovrana e anche lo sbadiglio postprandiale.
Allen è cinematograficamente morto e, senza rendersene conto, sta assistendo al suo funerale. Sempre e rigorosamente sul red carpet però!!!
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