Regia di Woody Allen vedi scheda film
Abe Lucas (Joaquin Phoenix) è un professore di filosofia che trascina stancamente la sua esistenza, dalla quale non ha più alcun fremito, giungendo nel College di Braylin nel Rhode Island, dove, oltre ad instaurare una storia con la collega anticonformista Rita (Parker Posey), che poi gli chiederà di andarsene in Europa con lui, finisce per legarsi anche con la studentessa che frequenta il suo corso, Jill Pollard (Emma Stone), ragazza altolocata, che ha a sua volta un legame con Roy (Jamie Blackley), un ragazzo suo coetaneo. La storia svolta quando Abe e Jill, seduti ad un tavolo, sentono casualmente una conversazione in cui una donna afferma che la sua vita è stata rovinata dal giudice Spengler: da questo momento Abe sente che la sua vita avrebbe di nuovo uno scopo se eliminasse il giudice e il film sembra partire di nuovo, prendendo altri sentieri, fino all'inatteso finale.
Allen, giunto con 'Irrational Man' al suo film n. 44 come regista (senza contare 'Che fai, rubi?'), entra in territori già esplorati più e più volte, che trattano temi come il delitto, la colpa, il caso, la difficoltà a trovare qualcosa che dia veramente un senso all'esistenza, ma l'operazione, che da qualche tempo si ripete costante e puntuale con un film all'anno, si può dire che sia riuscita a metà: buona e come sempre curata la messinscena, fatta di sequenze come di consueto molto dialogate, con inquadrature fisse o caratterizzate da lenti e sinuosi movimenti di macchina, attori che entrano ed escono dal quadro e un uso a volte persin smodato delle voci fuori campo, che stavolta - vado a memoria ma penso sia la prima - sono due, a sottolineare i due punti di vista della vicenda, di Abe e Jill, ma soprattutto le due diverse concezioni della vita, centrati i tre personaggi principali - Abe, Jill e Rita - mentre tutti gli altri sono solo delle figurine sbiadite, senza spessore alcuno, che ruotano attorno a loro, ma, cosa 'grave' il tutto ha, come anticipato prima, il sapore della minestra riscaldata, con gli stessi ingredienti di altre volte ma con meno convinzione, brillantezza e vèrve dei bei tempi che furono, tanto per intenderci di 'Crimini e misfatti', che è lontano anni luce ma anche del più vicino nel tempo e felice nell'esito 'Match Point', opera di dieci anni fa.
I dialoghi, solitamente sferzanti e marchio di fabbrica dell'Allen pensiero qui latitano e ci si perde in elucubrazioni su filosofi, esistenza, morte, senso della vita affastellati l'uno dopo l'altro quasi casualmente, proferiti da dei radical chic annoiati, che non lasciano per niente il segno.
Il punto di forza di 'Irrational Man' sono indubbiamente i tre attori nei ruoli principali: Joaquin Phoenix, il quale pare essere da poco sceso dalla macchina in cui era nell'ultima inquadratura di 'Vizio di forma', si trova in periodo di creatività recitativa che non conosce pause, con grandi prove una dopo l'altra; Emma Stone, sebbene danneggiata da un doppiaggio la cui voce stridula della pur professionale Domitilla D'Amico, che nulla c'entra con la sua vera voce, dai toni caldi, appare in forma smagliante e dotata di fulgida bellezza; Parker Posey, attrice il cui ruolo forse è quello meglio scritto in assoluto, è, per chi l'ha vista poche volte sul grande schermo, una vera rivelazione in quanto riesce a ritagliarsi più scene memorabili e a lasciare più il segno, anche se appare molto meno che i due co-protagonisti.
La scena dell'ascensore, dove tutto si 'risolve', è una citazione di 'L'ombra del dubbio' di Alfred Hitchcock, anche se il contrasto, nel caso specifico, tra i due autori è parecchio stridente!
Tra i film dell'ultimo decade, 'Irrational Man' è da inserire tra quelli passabili ma non imperdibili, anche se vedere i film della sua produzione recente fa venire più che altro una gran nostalgia dell'Allen dei tempi d'oro, ossia dagli esordi fino a tutto il 'periodo Mia Farrow', dove si concentrano i suoi capolavori.
Voto: 6,5.
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