Regia di Woody Allen vedi scheda film
Uguale a se stesso più di qualsiasi altro autore contemporaneo Woody Allen ha delegato allo schermo il compito di mettere a nudo le proprie ossessioni. Da qui la preoccupazione per l’umore del talentuoso ottuagenario che dopo il romanticismo cosmopolita di “Magic in the Moonlight” torna a incupirsi con un film, “Irrational Man” che soprattutto nella forma si collega a quella fetta sempre più consistente di opere – l’ultima delle quali “Blue Jasmine” ha fatto vincere l’oscar a Cate Blanchett – in cui a farla da padrone è la parte più oscura e pessimista del regista newyorkese. Il quale per il suo ultimo film è capace di ingaggiare un attore maledetto come Joaquin Phoenix e di assegnarli la parte di Abe Lucas, il professore di filosofia protagonista della storia che, deluso dagli ideali della propria giovinezza e frustrato dal fatto di non riuscire più a scrivere, oltrepassa il punto di non ritorno con una scelta tanto drammatica quanto risolutiva. Evitando per ovvi motivi di entrare nei dettagli di una trama che per più di una ragione non mancherà di riservare sorprese, soprattutto per quanto riguarda il suo inaspettato epilogo, va detto che “Irrational Man” pur concentrandosi sulla personalità del disturbato protagonista dimostra il proprio eclettismo inventando una controparte femminile – Jill Pollard interpretata da Emma Stone – che come spesso succede nei film di Allen è il risultato di una serie di contraddizioni femminili destinate a mandare il tilt l’universo maschile, qui rappresentato da una coppia di uomini che oltre al nevrotico professore di cui la ragazza si innamora prevede anche un premuroso e asservito fidanzato (Jamie Blackley) pronto ad assecondare gli estri della frivola ragazza.
Con la scelta di ambientare la storia in un luogo – il campus universitario – che isolando i personaggi dal resto del mondo rispecchia sul piano dei contenuti la volontà di Allen di equiparare l’autoreferenzialità dell’istituto di formazione con quella di Abe, che parla per interposta persona, parafrasando le parole di filosofi e pensatori (da Heidegger a Dostoevskiy senza dimenticare gli esistenzialisti) “Irrational Man” riesce a creare una cornice fuori dal tempo capace di contenere tutto e il contrario di tutto. E quindi ad essere allo stesso tempo una crime story realizzata secondo le regole del cinema noir, presente a partire dalla struttura narrativa organizzata intorno alla voce over di Jill che racconta i fatti in prospettiva e che dal punto di vista drammaturgico prevede un crescendo di tensione legata all’ineluttabilità del destino riservato ai personaggi. E, dall’altra parte, di contenere la casualità e gli arrovellamenti tipicamente alleniani, questa volta più di altre accompagnati da citazioni che prendono in considerazione in rispettivamente “Un’altra donna” ripreso nella sequenza in cui Abe e Jill ascoltano la conversazione della donna di cui Abe decide di diventare il salvatore, e “Match Point” menzionato nell’espediente che permette al regista di chiudere il film confermando la supremazia del caso su ogni tipo di iniziativa umana. Anche se in alcuni passaggi l’intreccio e i dialoghi perdono un po’ di ritmo “Irrational Man” è sublime nella maniera in cui riesce a far sembrare semplici le cose difficili e a giocare con i massimi sistemi come noi europei non riusciamo proprio a fare.
(icinemaniaci.blogspot.com)
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