Regia di Woody Allen vedi scheda film
"Comedy-drama" del mitico Allen. Interessante, ma non tra i migliori del regista Newyorkese
Abe Lucas, un cattedratico illustre e scrittore di discreto successo, insegnante di filosofia morale,si trasferisce presso un college di una piccola città del Rhode Island. Preceduto da una fama di " docente maledetto", e “tombeur de femme,” oggi è piuttosto malmesso, insoddisfatto e disilluso, perfino a letto fa cilecca con Rita, l’audace professoressa di chimica in crisi coniugale, che già lo ha sedotto; Abe si convince che niente di quello che ha fatto nella sua vita ha senso, è stanco, confuso e sistematicamente attaccato alla boccetta di whisky; potremmo definirlo con un ossimoro, un perdente di successo; anche se apatico e autolesionista, riesce con le sue lezioni anticonformiste, a catturare l’attenzione dei suoi studenti; una mattina si esibisce perfino in una estemporanea roulette russa. Jill Pollard alias Emma Stone, pimpante e brillante studentessa, si infatua, come da copione, di questo spericolato professore, che prima nicchia, ma poi ricambia il sentimento. A entrambi è affidata la narrazione, attraverso una dicotomica voce fuori campo, che narra da ambo le prospettive ogni risvolto della storia. Una mattina, in un bar dove stanno piacevolmente conversando, captano per puro caso le lamentele di una giovane neo divorziata, cui un giudice corrotto e insensibile, ha sottratto la tutela del figlio. Abe e la ragazza s’indignano per l’ingiustizia e fantasticano di come sarebbe migliore il mondo, se quest’uomo morisse per una qualche malattia; chiacchiere da bar, la cosa sembra finita lì, invece Abe ci pensa su e si persuade che eliminare il giudice è cosa buona e giusta. Nel massimo dei paradossi, è solo questo progetto di togliere la vita a un uomo cattivo, e riparare ai torti causati dalle sue decisioni scellerate, a ridargli entusiasmo ed energia; una lucida e maniacale smania lo assale; comincia a pedinare il giudice e a studiarne tutti i movimenti e le abitudini, per organizzare un ingegnoso piano; dopo aver prelevato del cianuro dal laboratorio del college, in un bar all’aperto, mentre il magistrato è distratto, sostituisce la spremuta d’arancio con la bevanda letale, l’uomo muore avvelenato. Questa azione da senso e linfa alla sua vita, che riprende con più slancio, anche perché niente sembra poterlo collegare al delitto, ma evidentemente non è cosi; basta un semplice e irrazionale giro del destino per sparigliare di nuovo le carte sul tavolo.Prima Rita, poi proprio Jill, sospettano. Quando poi un innocente viene arrestato, la situazione precipita, Jill pretende la confessione dal suo insegnante. Di ritorno dalle atmosfere malinconiche di “Midnight in Paris”, Woody Allen si rituffa in un esistenzialismo drammatico con sfumature noir, la fonte d’ispirazione è sempre Delitto e castigo di Dostoevskij; alcune situazioni hanno significato simbolico; come in"Match point", la pallina che cadeva da una parte all’altra della rete determinava la differenza tra talento e fortuna e l’anello che rimbalzava al di qua del parapetto indirizzava l’andamento degli eventi, qui sarà un altro oggetto che non si spoilera, a determinare l’evoluzione dei fatti.
L’ormai ottantenne Allen, intellettuale e colto, maestro indiscusso del cinema, come è noto, da tempo ha deciso di girare un film all'anno; la prolificità non si accompagna sempre alla qualità; dunque, non tutti i suoi lavori cinematografici sono ascrivibili al rango di capolavori e peraltro il tema qui trattato non è originale; tuttavia il folletto Newyorkese per innalzare l’asticella, rimedia, condendo le sue storie con citazioni cinefile: “Persona” di Bergman, “ La signora di Shangai” di Welles, “Il vedovo” di Dino Risi, “Nodo alla gola” e “Delitto per delitto” di Hitchcock. Anche i ripetuti riferimenti al pensiero di Sartre, Kierkegaard e Heidegger, appaiono come esternazioni di maniera, piuttosto fini a se stesse. La prova attoriale dei due protagonisti è buona; il film nel complesso è gradevole, ma sicuramente non tra i migliori di Allen
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