Regia di Alejandro González Iñárritu vedi scheda film
Tanta qualità e tanti premi per questo film, tutti meritati e anzi manca qualcosa.
Crudissimo film diretto da Inarritu, che in quest’opera si conferma regista sommo, un vero Maestro, che riesce a dare quel quid in più a una storia già bella di suo, per quanto ben poco originale. Di Caprio è una guida, in territori disabitati e infestati da indiani che prima uccidono poi chiedono. Guida un gruppo di cacciatori di pelli, ma sarà soprattutto della loro pelle che dovranno preoccuparsi. E della sua soprattutto. La storia prende il via da una storia vera, poi viene parecchio romanzata e se ne discosta completamente. Il vero personaggio, Hugh Glass, era già stato ripreso in passato, data la sua incredibile vicenda, nel film Uomo bianco, va’ col tuo dio! (titolo molto diverso dall’originale) e allora il protagonista, con altro nome, era Richard Harris. Qua invece è Di Caprio, che offre un’ennesima grande prova, se ce ne fosse bisogno, e finalmente vince l’Oscar, dove si sono accorti di lui, pare, ora che ha girato film con quasi tutti i più grandi registi in circolazione. E’ ottimo anche il suo rivale Tom Hardy, pure lui all’ennesima grande prova. Il film è lungo e bello, per me un film da 8; più che consigliarlo (comunque lo faccio) va comunque visto. Notevole (molto notevole) la colonna sonora, del grande Ryuichi Sakamoto, assieme ad altri. Per la fotografia, tutto a quanto pare è stato girato con luce naturale; io non mi intendo, ma deve essere stato un incubo e, ripeto, non mi intendo, ma il risultato mi pare formidabile. Regia, fotografia e Di Caprio vinsero l’Oscar; c’erano addirittura altre 9 nomination, non andate a buon fine, tra cui quella per Tom Hardy, che secondo me avrebbe ben più meritato di Mark Rylance per Il ponte delle spie. Anche al botteghino il film andò benissimo, malgrado i grandi costi per produrlo, costi via via sempre più lievitati (ma finì bene).
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