Regia di Alejandro González Iñárritu vedi scheda film
Iñárritu dopo il riuscitissimo Birdman torna con un filmone destinato al grande pubblico e quindi si può permettere meno originalità che nella precedente pellicola.Nonostante ciò, la regia di The Revenenant è comunque spettacolare (soprattutto in due splendide scene, quella iniziale e quella nella chiesa abbandonata e diroccata), le riprese dei paesaggi innevati sono mozzafiato e il direttore della fotografia Emmanuel Lubetzki (meritatamente oscarizzato per ben tre anni di seguito) fa magie. Di Caprio, bravissimo come al solito questa volta in una performance solitaria e per forza di cose con pochi dialoghi, conquista finalmente l'Oscar che tante volte gli era ingiustamente sfuggito e Tom Hardy disegna un potente villain.
Insomma tutto perfetto? No, quello che mi ha lasciato perplesso è l'insistenza spasmodica e quasi pornografica sulla violenza e la durezza delle prove che il protagonista deve affrontare. Certo bisognava mostrare la spietatezza di quel mondo selvaggio, sia dal punto di vista naturalistico che umano, ma il sospetto che si sia voluto calcare la mano per attirare un pubblico voyeurista del sangue e della violenza rimane. Esempio massimo di questa tendenza della pellicola è la famosa scena dell'orso, che alla fine risulta stucchevole e poco credibile nella sua estremizzazione. Il risultato è che, più che ad una riflessione sulla violenza esulla ferocia umana, sembra spesso di assistere ad una sua spettacolarizzazione. Un po' di ritegno in più avrebbe giovato al film, che comunque rimane un'opera che merita di essere vista per i suoi altri meriti.
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