Regia di Alejandro González Iñárritu vedi scheda film
Una breve considerazione su un film che mi ha coinvolto ed emozionato.
Revenant è un film dalla trama lineare e semplice, ma nel suo complesso la visione risulta impegnativa, a causa della lentezza con la quale si susseguono le scene, le quali a loro volta, sono per la maggior parte prive di azione intensa. Viene lasciato molto spazio a scene più contemplative che di contenuto attivo, il che porta a richiedere un maggiore sforzo nel mantenere l’attenzione da parte di uno spettatore poco preparato ad affrontare questo tipo di produzione. Quest’opera punta sulla forza di un’ambientazione accuratamente scelta per combinare luci e contenuto narrativo al fine di incrementare il coinvolgimento emotivo dello spettatore; il tutto accompagnato dalla colonna sonora di Ryuichi Sakamoto, la quale ha la capacità di rendere vivo ciò che viene presentato agli occhi.
Il tema principale del film è ciò che ovviamente mi ha colpito immediatamente: la forza di un uomo che non si fa sconfiggere e si risolleva da quella che era una morte certa, grazie alla propria forza di spirito e al forte sentimento di vendetta. Ripensando in seguito a ciò che avevo visto mi sono ritrovata a ragionare su una possibile chiave di lettura di questo film, partendo dall’idea di “meticcio”.
Il primo riferimento ovvio è Hawk (Forrest Goodluck), figlio dell’americano Hugh Glass (Leonardo DiCaprio) e della moglie indiana Pawnee (Grace Dove). Il ragazzo appartiene a mondi agli antipodi e a nessuno dei due allo stesso tempo; in quanto meticcio non ha nessun riconoscimento di appartenenza da nessuna delle due fazioni, l’unico legame stabile è quello con il padre.
Hugh Glass a sua volta si trova ad essere al centro di una serie di dualismi che si presentano con il procedere della narrazione: è un uomo che non ha scelto una bandiera ma che agisce per difendere e salvaguardare i propri affetti, non appoggia una fazione né si schiera con la giustizia; sotto questo punto di vista è un personaggio neutro.
L’unico senso di appartenenza è, come si è detto, il figlio e in seguito alla sua perdita Hugh si ritroverà privo di fondamenti e di un motivo per rimanere in vita; unica forza trainante: il bisogno di vendetta per tutti quegli affetti che gli sono stati strappati dalle mani. È questo il sentimento che lo spingerà a resistere e a rialzarsi, ma che lo inserirà in una condizione di esistenza in bilico tra la vita e la morte, tra l’umano e la bestia.
Hugh Glass è quindi un uomo in continua lotta, che nella sua condizione bestiale di disperata ricerca di una giustizia personale, mossa dalla perdita e dalla sofferenza, riuscirà a ritrovare quell’umanità che gli permetterà di sedere con un vecchio indiano a catturare la pioggia con la lingua; ma questa breve leggerezza non gli permetterà di restare ancorato alla vita nel momento in cui l’ultima sua necessità verrà soddisfatta.
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