Regia di Alejandro González Iñárritu vedi scheda film
Il viaggio di un uomo che deve sopravvivere in condizioni estreme spinto dalla spirito di vendetta, un film che và dal Survival al Western e lo fa avvalendosi di un’estetica perfetta, ma non esente da difetti narrativi
1823, North Dakota: Hugh Glass(Leonardo DiCaprio) fa parte di un gruppo di cacciatori che cercano di procacciarsi pelli e pellice. Glass subisce un attacco da parte di un Grizzly che lo lascia in fin di vita. Il gruppo cerca di trasportarlo ma il percorso estremo rende impossibile l’operazione.Glass viene affidato a tre uomini i quali dovranno prendersi cura di lui finché rimane in vita.Uno di questi però,John Fitzgerald(Tom Hardy) non rispetta il patto e lascia Glass sepolto vivo credendo che abbia le ore contate. Ma Glass sopravvive e comincerà un duro viaggio in condizioni estreme per trovare Fitzgerald e vendicarsi…
Se con Birdman, Iñárritu aveva dato l’impressione che la sua ambizione fosse al pari del suo talento,con Revenant l’impressione è divenuta certezza
La regia è sinuosa,i movimenti di macchina sono fluidi e accompagnano lo spettatore nella totale immersione nella pellicola; Iñárritu predilige i long-take diminuendo al minimo i tagli di montaggio, soprattutto nelle scene d’azione, e il posizionamento della camera è sempre ben oculata con prospettive mai banali
Una regia virtuosa, finalizzata più all’impatto visivo che alla narrazione, e lo fa affidando la fotografia nelle abili mani Emmanuel Lubezki,il quale, per tutto il film, non utilizza nessuna luce artificiale e gestisce la luce naturale con risultati strepitosi: regala alle immagini una suggestione unica complice anche la cura nella composizione che esaltano le splendide location.
DiCaprio regala una delle performance migliori della sua carriera, una recitazione più “fisica” che di dizione in cui l’attore dedica anima e corpo alla parte, con risultati straordiari
Tom Hardy non è da meno, il suo John Fitzgerald è un villain di tutto rispetto, spietato e senza scrupoli, con quegli occhi sbarrati che trasudano malignità…interpretazione magistrale.
Il film alterna momenti cruenti e ricchi di tensione, ad attimi contemplativi dove Iñárritu non manca di inserire quella sua personale visione dell’onirico, il tutto enfatizzato dalle splendide musiche di Ryuichi Sakamoto e Alva Noto che sono in perfetta simbiosi con le immagini.
Se tecnicamente siamo a livelli di eccellenza notevoli, i punti deboli sono nella sceneggiatura, che ha qualche forzatura, e alcune scene assumono un “ermetismo” non di facile lettura.
Voto:9
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