Regia di Alejandro González Iñárritu vedi scheda film
Dopo essersi chiuso in un teatro, con il sopravvalutato "Birdman", Inarritu cerca aria nuova, e racconta, a modo suo, la "wilderness" americana, l'epopea coloniale, in cui "trappers", ovvero i cacciatori di pelle d'orso, nativi americani e i vari migranti europei, si contendevano a secchi di sangue l'immenso territorio nord americano. Lo fa arruolando due ottimi attori, come Di Caprio e Tom Hardy, immergendoli nel magnifico paesaggio dell'Alberta, in Canada, spacciandolo per il North Dakota, ma pazienza, è un peccato veniale. E proprio l'incedere maestoso di foreste, fiumi, montagne e neve, è il vero protagonista di una pellicola ambiziosa di un regista ambizioso, che vuole sempre far vedere quanto ce l'ha lungo, e non mi riferisco al naso. "The Revenant" ha lo stesso identico difetto di "The Martian": il contenuto. Inarritu c'imbarca sul tagadà della sua (maledetta) regia, tutta grandangoli, stroboscopìe, girotondi, pedinamenti fin dentro le narici, che toglie tutta l'epica che un prodotto di questo tipo deve necessariamente avere: e dacci il tempo di sentire, "to feel", di emozionarci, facci sentire, "to feel", la potenza della storia e degli orizzonti! Niente, non ce la fa, o ci arriva a tratti, come nel finale o, a caso, in altri rari momenti. E' un gradasso della macchina da presa, anche quando prova a fare Malick, nei momenti più onirici, che servono solo ad allungare la minestra a un terrificante minutaggio di 160 minuti. Ah già, poi c'è Di Caprio che esce letteralmente dalla tomba, e va a caccia di chi gli ha ucciso il figlio ma, soprattutto, del suo primo Oscar. Gliene capitano di tutti i colori, poveraccio, che Matt Damon su Marte con le sue patate era un dilettante. Il suo barbuto personaggio sopravvive a tutto, strappando più di una risata, manco fosse un super eroe della Marvel. Ecco, io sono stanco, molto stanco, di queste stupidate, di queste americanate a tutti i costi, di questo spudorato inchino al pubblico. Non m'interessa la modernità forzata delle riprese, l'hype cretino del cinema di Inarritu, io esigo che un film sia credibile, emozionante, giusto, altrimenti vado a vedere i film tratti dai fumetti. La storia è telefonata, è un "revenge movie" con tutto già scritto, con personaggi tagliati con un coltello da scalpo. E' Hollywood, baby, e i grugniti del povero Leo credo che non gli basteranno per avere l'agognata statuina. Ma, in fondo, chi se ne importa, "The Revenant" è solo un giocattolone più banale di una discreta serie TV.
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