Regia di Anders Thomas Jensen vedi scheda film
Alla morte del padre, due fratelli scoprono di essere in realtà fratellastri. E per giunta adottati: figli di un altro padre in comune, uno scienziato misantropo autoreclusosi su un isolotto semideserto da molti anni. I due si precipitano a conoscere l'uomo.
Un decennio intero ci è voluto, per ritrovare Anders Thomas Jensen dietro la macchina da presa. Dal suo capolavoro Le mele di Adamo (2005) a questo Men & chicken (perchè non 'chickens'? Boh), il Nostro si è comunque tenuto impegnato a tempo pieno in veste di sceneggiatore (e lo è anche qui), contribuendo fra le altre cose all'Oscar di In un mondo migliore (Susanne Bier, 2010). Il registro è il medesimo dei tre precedenti lungometraggi di Jensen - gli altri due erano Luci intermittenti (2000) e The green butchers (2003) - ovvero quello della commedia macabra, o forse del thriller comico; lo humour del cineasta è perennemente nero e la sua capacità di costruire personaggi abietti, ripugnanti moralmente e fisicamente, qui si dimostra in tutta la sua potenza. Colpisce però di Men & chicken la scarsa concretezza degli argomenti; il discorso verte principalmente sulla manipolazione genetica (ma finisce in farsa, in sostanza) e sulla famiglia, ed è proprio su questo secondo versante che il film lascia le sue impressioni migliori: la famiglia è infatti per Jensen un luogo da cui non si può mai realmente fuggire e, per quanto si creda di essersene emancipati, le nostre radici torneranno sempre allo scoperto, per inghiottirci e farci sprofondare di nuovo con esse. Se la materia narrativa è poco efficace, il ritmo è però apprezzabile e le caratterizzazioni possono dirsi tutte assolutamente riuscite, anche perchè il regista lavora (come di consueto, d'altronde, per lui) con la crema degli interpreti danesi: Mads Mikkelsen, Nikolaj Lie Kaas, Nicolas Bro, Soren Malling, Lisbeth Dahl, Ole Thestrup, nonchè con lo svedese David Dencik. 6/10.
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