La recensione su Mission: Impossible - Rogue Nation

A quasi 20 anni del primo Mission:Impossible realizzato da Brian DePalma, l'allora trentenne Tom Cruise ritorna per la quinta volta con un nuovo film d'intrattenimento di alto livello, un trhriller di spionaggio divertente e divertito, come si evince dalle citazioni dirette dei precedenti film della saga o nascoste nella sua stessa narrazione. 

Il film è in pratica una caccia all'uomo condotta attraverso qualsiasi mezzo disponibile (auto, moto, aerei o a piedi) e attraverso diversi paesi, soprattutto europei, per catturare il leader de Il Sindacato, un'organizzazione terroristica simile all'IMF che deve la propria origine alle deviazioni all'interno dell'agenzia di spionaggio inglese MI-6, un villain efficace e minaccioso, piuttosto convincente anche nella sua laconicità e dai toni un pò da "Spectre" d'annata, ben interpretato, tra l'altro, da Sean Harris.

Christopher McQuarrie, sceneggiatore, anche premio Oscar, passato recentemente anche alla regia, ha scritto e diretto questo nuovo episodio e trovato la giusta chiave narrativa riequilibrando al meglio i toni delle ultime pellicole della saga, mantenendone sì gli elementi ricorrenti più importanti e riconvertendoli al cinema di oggi ma conservando un certo spirito" vintage" da spy-story classica (come ad esempio nella splendida scena ambientata all'Opera di Vienna, un vero gioiellino di suspense, per tempistica e impianto scenico) o nella costruzione della tensione, non necessariamente accelerata ma più costruita, con pause e una maggiore gestione del ritmo e del tempo.

Ed enfatizzando, fin dall'inizio, anche la volontà di conservarne ironia e umorismo.   

Esemplare a questo proposito la presenza e l'uso che ne fa il regista del personaggio di Simon Pegg, in questo capitolo promosso, in pratica, a "vera" spalla comica di Ethan Hunt.

Oppure nel sublimare, con mano sicura, la possibile storia d'amore tra le due spie, Ethan Hunt e Ilsa Faust, da un classico gioco di seduzione dal forte potenziale erotico ad un gioco di sguardi dal quale si percepisce soltanto una certa attrazione lasciata però in sospeso, mai troppo esplicita al punto da pesare eccessivamente sulla storia e di conseguenza rimandata, forse, ad un successivo capitolo.    

A questo proposito come non parlare del personaggio di Ilsa Faust e delle sue gambe fasciate in un vestito giallo-sabbia con spacco inguinale, sicuramente il personaggio femminile più riuscito tra le eroine, e non solo, della saga di M:I.

Speculare al personaggio di Cruise, sicuramente più intelligente e, nel caso, anche più spietata dello stesso Hunt, Ilsa Faust sembra incarnare in un unico personaggio la bellezza e lo charme delle migliori Bond-girl.

Non da meno è l'attrice che la interpreta, la svedese Rebecca Ferguson, brava e sorprendentemente sensuale e potente allo stesso tempo.   

Riguardo al resto del cast, M:I è fin dal primo capitolo lo One-Man-Show di un certo Tom Cruise, a dire il vero l'unico serial della sua lunga e gloriosa carriera e, come nei precedenti capitoli, è lui a monopolizzare l'intero spettacolo lasciando agli altri praticamente le briciole o poco altro.

Anche o soprattutto per lo stesso Jeremy Renner, inizialmente indiziato di esserne il possibile sostituto nel franchise, dovrà ancora aspettare parecchio prima che l'eterno ragazzo decida di mollare la presa (sempre che la cosa sia ancora possibile, specie dopo i più recenti sviluppi).

Ma se è lo scotto di un film/Saga costruito a misura della sua superstar e finchè si riesce ad elaborare e a costruire giocattoli di un tale livello ludico è un prezzo che vale comunque la pena di pagare.

VOTO: 7,5