Regia di Robert Aldrich vedi scheda film
Un buon western sulle vicende di uno degli ultimi apache impegnato a sfuggire alle riserve indiane, ma anche a costruirsi un futuro nuovo non più come eterno combattente errante ma come coltivatore stanziale
Riadattando un romanzo di Paul Wellman, il regista Robert Aldrich esordisce nel western con un film di grande impatto visivo (grazie soprattutto alla fotografia di Ernest Laszlo) e con una storia accattivante, quella dell'apache Massai che cerca di sfuggire alle riserve indiane e continua da solo a combattere il nemico bianco. Sarà però soprattutto un percorso di crescita personale quello che lo accompagnerà da lì in poi, portandolo a preferire un quieto vivere da coltivatore (seguendo l'esempio della tribu' dei cherokee) che quello di fuggiasco in guerra contro tutti. Pur con qualche sdolcinatura, soprattutto nel finale, il film è comunque un valido resoconto della difficoltà di accettare la fine di un mondo, quello della libertà incondizionata degli indiani d'America, e l'inizio di un percorso diverso e non privo di difficoltà (tra i quali la facile propensione all'alcolismo). Bellissima ed affiatata la coppia formata da Burt Lancaster e Jean Peters nei panni di un'indiana dalla travolgente sensualità
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