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La legge del mercato

Regia di Stéphane Brizé vedi scheda film

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La recensione su La legge del mercato

di FilmTv Rivista
7 stelle

La legge del mercato non è uguale per tutti, ma rende tutti uguali, strizzati nei limiti inesorabili, non espandibili, di stipendi insufficienti, contratti a termine, sussidi di disoccupazione. La crisi soffoca, è un contenitore angusto, in cui Thierry si muove, ancora, con relativo agio: senza lavoro da quasi due anni, 500 euro al mese per mantenere la sua famiglia - una moglie e un figlio disabile -, ha la dolorosa consapevolezza di essere più fortunato di molti degli ex colleghi. Brizé riquadra il suo protagonista in cornici via via più strette, in pianisequenza asciuttissimi: Thierry subisce i confini e le gabbie, dallo schermo di un umiliante colloquio di lavoro tramite Skype allo spazio risicato della roulotte per le vacanze che è costretto a vendere. Vincent Lindon giganteggia regalando al personaggio una feroce ironia sotto pelle, uno sguardo - spesso silente - che pare perforare gli strati di ottusità della burocrazia, la testarda disumanizzazione delle prassi che non hanno fra i propri parametri quello della dignità. Quando Thierry trova un lavoro, è un compromesso atroce: guardia antitaccheggio in un supermercato, costretto per non perdere il posto a denunciare le irregolarità dei colleghi, diventa il livido anello di congiunzione fra chi le leggi del mercato le scrive e chi le subisce. Quasi un controcampo del Due giorni, una notte dardenniano, si interroga, con rigore programmatico, sul medesimo svuotamento di senso di “il lavoro nobilita l’uomo”.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 43 del 2015

Autore: Ilaria Feole

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