Regia di Stéphane Brizé vedi scheda film
Il film del francese Stéphane Brizé, in concorso a questo festival di Cannes, è uno dei più anonimi della Kermesse.
Registicamente molto povero, composto da stanchi e noiosi pianisequenza lunghissimi per lo più fissi, risulta essere un lento susseguirsi di scene prive di qualsiasi forma di tensione in cui gli spettatori devono fare a gara per capirne la ragion d'essere (certo non recitativa. L'inespressivo Vincent Lindon sembra aver tanta voglia di andarsene a fare una passeggiata piuttosto che interpretare il suo personaggio...) che prima o poi arriva e lascia inequivocabilmente la sensazione che avrebbe potuto durare molto ma molto meno.
Il film infatti arriva al punto quando metà della platea ha già abbandonato la sala, ovvero quando a due terzi della sceneggiatura il regista, dopo averci descritto lungamente le difficoltà economiche del protagonista, decide che è giunto il momento di farlo assumere da un supermercato come agente di sicurezza addetto alla sorveglianza (spia) di tutti quei clienti e lavoratori suoi colleghi che sottobanco cercano di arrotondare lo stipendio. Nell'ultimissima, altrettanto noiosa inquadratura il protagonista deciderà in maniera inaspettata (perché è stato interpretato male) di fare i conti con la propria coscienza.
"The Measure of a Man" è un film troppo semplice e noioso sotto ogni punto di vista, dalla sceneggiatura alla messinscena. Davvero non capisco cosa abbia colpito i selezionatori del festival e perché abbiano deciso di inserirlo addirittura nella competizione pricipale.
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