Regia di Adam Smith (II) vedi scheda film
Questo film racconta la storia di Chad, un giovane capofamiglia, nonchè membro di un clan di nomadi stanziali, accampato in una località della campagna inglese. Il protagonista è conteso tra la propria famiglia ristretta, composta anche da moglie e due figli, alla quale vorrebbe garantire un futuro migliore e il proprio clan di appartenenza, una "famiglia allargata" il cui capo è il padre, Colby, personaggio carismatico ed invadente. Quest'ultimo tenta di contrastare in ogni modo le istanze di miglioramento del figlio, spingendolo a partecipare ad un furto in appartamento che avrà la conseguenza di rendere Chad braccato e pertanto impossibilitato a sfuggire al proprio destino, che è quello di trascorrere un certo periodo in carcere, sorta di "marchio" identificativo del clan all'impressione del quale Chad fino a quel momento si era sottratto. La vicenda è molto semplice; il film ha il suo pregio nel descrivere la struttura sociale del clan dei nomadi e la lotta intestina tra Chad e le sue "origini". Il clan vive di espedienti e piccole attività illecite in un accampamento di caravan. Ben conosciuto dalla polizia, che non riesce ad incastrarne i membri, è formato da persone insofferenti alle regole del vivere civile ed ignoranti; il capoclan, Colby, della propria ignoranza fa addirittura un vanto, arrivando a contestare la volontà di Chad di mandare a scuola i propri figli. Alla personalità di Colby fa opposizione quella della moglie di Chad, la quale spinge il marito a lasciare il clan per andare a vivere in una casa normale ed insiste per la necessità d'istruzione dei figli. Dei due figli, il maggiore, oggetto di tante attenzioni da parte dei genitori e del nonno paterno, finisce per essere molto confuso. Condizionato dalle parole di Colby, sviluppa un sentimento di amore / odio per il padre, il quale saprà comunque "riconquistarlo" nell'ultima parte del film, in una sorta di trasmissione del ruolo di capofamiglia. Ben calato nel ruolo Brendan Gleeson; meno idoneo Fassbender nel ruolo del protagonista; appare troppo poco segnato dalle difficoltà della vita, come sarebbe prevedibile da chi è sempre vissuto in una baraccopoli ai margini della società. Scarne ma appropriate le scenografie, lo squallido agglomerato di caravan ingombro di vecchie automobili e rottami, rappresenta gli esterni; arredamenti semplici ma decorosi, costituiscono gli interni. La consistenza della trama è scarsa, la conclusione è prevedibile, e le poche scene di azione, sebbene ben realizzate, non sostengono il ritmo. Il film è comunque interessante per il dissidio "morale" che porta in scena, e per la ricostruzione degli ambienti.
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