Regia di Elia Kazan vedi scheda film
Film dominato da Robert De Niro e dalle fantastiche Ingrid Boulting ed una giovanissima ma già magnetica Theresa Russel.
“Sono venuto da te Munro” si confida l’impotente Rodriguez(Tony Curtis) e confessa la sua impotenza al capo degli studios Monroe Stahr(Robert De Niro). La reazione di De Niro e’ stupita, ma pronta alla ricezione del problema, lui è abituato a gestire le stelle del cinema e gli uomini, con le loro imperfezioni e fragilità. “Gli ultimi fuochi” lo considero un capolavoro non perfetto, però molto coinvolgente e recitato in modo sublime da tutti. Eccellenti anche le partecipazioni di Robert Mitchum,Ray Milland, Tony Curtis, Jeanne Moreau che rappresenta Didi, lo stereotipo della diva capricciosa e volubile tanto in voga ad Hollywood negli anni 30, gli anni d’oro del cinema, Dana Andrews nel ruolo del regista licenziato Ridinghood, Jack Nicholson che si vede nel finale del film in una parte secondaria Brimmer un sindacalista che perora i diritti degli sceneggiatori che si scontrerà fisicamente con De Niro. Molto importanti per l’economia e la buona riuscita del film le grandi interpretazioni di Ingrid Boulting nel ruolo di Kathleen Moore, la ragazza che farà perdere la testa a Monroe ed una giovanissima Theresa Russel, nel ruolo di Cecilia Brady, la figlia di Mitchum produttore socio di Monroe, segretamente innamorata di lui, queste due attrici, pur non avendo il nome sul cartellone, girano molte scene fondamentali nel film, sono le vere coprotagoniste. Questo film superbo non è il solito revival del mondo di Hollywood, bensì il dramma psicologico di Monroe Stahr un De Niro che negli anni settanta ha girato un capolavoro dietro l’altro. “The last Tycoon”rappresenta il magnate Irving Thalberg, gran capo della MGM, che aveva il potere di fare e disfare a suo piacimento, aveva un intuito commerciale infallibile , sempre in lotta con gli scrittori e sceneggiatori cinematografici, bella e crudele la scena nella quale dice ad un avvilito depresso ed alcolizzato Boxley(Donald Pleasence)che il suo cervello gli appartiene e lui sa come usarlo. Stahr vive nel ricordo della moglie defunta che tenta invano di far rivivere in Kathleen, una bellissima e bravissima Ingrid Boulting, che alla fine sposerà un altro uomo a cui si era promessa. Grandiosa la scena finale nella quale il magnate ormai in disgrazia e fatto fuori dai soci, si aggira per gli studios faraonici vuoti, dove si farà un nuovo modo di girare i film ,ma lui ormai esautorato non ne farà più parte. Tratto da un romanzo di Francis Scott Fitzgerald sul mondo del cinema visto dal suo interno, la ricerca di un orizzonte perduto difficile da rappresentare, forse solo Truffaut nel 1973 lo rappresento’ meglio nel capolavoro “Effetto notte”. Il film ha il grande merito di far capire quanto incolmabile fu la distanza tra la parola scritta e la sua resa visiva, Elia Kazan qui all’ultimo film della sua prestigiosa carriera e riuscito anche grazie alla sceneggiatura di Harold Pinter a farci capire e descrivere questo importante concetto. Danno lustro al film anche l’ottima fotografia di Victor J.Kemper e la colonna sonora di Maurice Jarre, un compositore molto in voga in quegli anni straordinari di Hollywood.
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