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L'ultima parola: La vera storia di Dalton Trumbo

Regia di Jay Roach vedi scheda film

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La recensione su L'ultima parola: La vera storia di Dalton Trumbo

di Mulligan71
7 stelle

Mi sono innamorato di Dalton Trumbo, nei miei vent'anni. Fu un suo romanzo, memorabile, "E Johnny Prese Il Fucile", scritto nel 1939, a farmelo conoscere e amare. Ancora oggi, quel libro, di un antimilitarismo radicale, è vivo e attuale. E' quindi con estremo interesse, che mi sono avvicinato a questa (prima e unica?) biografia cinematografica del grande scrittore e sceneggiatore americano. Chiaramente, qui, viene trattato il periodo e il lavoro più importante, nella vita di Trumbo. Sceneggiatore per Hollywood, Trumbo fu in cima alla lista dei dieci scrittori di film allontanati dal loro lavoro, dal fascismo americano, fra gli anni quaranta e cinquanta, inseriti nella "lista nera" perché comunisti e sospettati di attività sovversive. Storia nota, di una delle più incredibili sospensioni dei diritti civili dell'America moderna. Trumbo ne fece le spese, pagò, con una condanna ingiusta, anche con il carcere, ma riuscì, sotto falso nome, a vincere due Oscar come sceneggiatore. Kirk Douglas con "Spartacus" e Otto Preminger con "Exodus", chiusero definitivamente quel periodo oscuro, rimettendo il suo nome nei titoli dei loro film. Jay Roach racconta tutto questo e lo fa in maniera soddisfacente, considerando che non è affatto un gran manico e considerando che i suoi più grossi successi (commerciali) sono i mediocri film di "Austin Powers". Insomma, non un gran biglietto da visita. Infatti, il film perde molto proprio a livello registico: è piatto, televisivo, scialbo, telefonato e avanza un po' per slogan, diventando quasi citazionista. I dialoghi sono fluviali, soprattutto nella prima parte, ma poi si riprende, si snellisce e diventa interessante. Il punto di forza è un Cranston/Trumbo decisamente in parte, (una candidatura, per lui, agli Oscar prossimi), e il contorno di ottimi attori, su tutti, come sempre, John Goodman. Piccola parte anche per lo "stand up comedian" Louis C.K. e molto brava pure Helen Mirren nelle vesti della cattivissima Hedda Hopper, un'invasata critica cinematografica, molto influente a Hollywood, in quegli anni. Storia bella, edificante, civile, recitata bene, che serve a ridare a Trumbo ciò che gli è stato tolto in vita, anche se si poteva fare molto di più, a livello di puro Cinema. Comunque, se un po' preparati, ampiamente meritorio di visione.

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