Regia di Matt Ross vedi scheda film
Ogni anno esce un film bufala, costruito ad arte, finto, su cui, come i falsi Modigliani, i critici vanno in sollucchero e il pubblico ci casca: nel 2016 è toccato a questo mediocre filmetto, di puerile indecenza. "Captain Fantastic", de che poi?, è un Viggo Mortensen sul confine del survivalista e del neo hippie, rifugiatosi lontano dalla civiltà, con i suoi numerosi figlioletti, chi più, chi meno, da dare in pasto agli orsi. La moglie, boh, è depressa, lontana e si suicida. I figlioletti dopo aver sgozzato alci, squartato castori, mangiato cuori di animali, piagnucolano che neanche nei cartoni animati ed esigono di partecipare ai funerali della madre. Il buon Viggo, capelli lunghi e barba d'ordinanza, li carica su un pullman che nemmeno i Merry Pranksters di Ken Kesey, e parte verso il luogo delle esequie, esponendo la famigliola boschiva ai tentacoli e al conformismo della società: non sia mai!, sbraitano i ragazzini, infarciti di Chomsky, comunismo di maniera e ideologia, alle prese con ruberie nei supermercati, che in realtà, per il regista, suonerebbero tipo espropri proletari alla Abbie Hoffman, iniziazioni pseudo sessuali e amenità (ridicole) varie, fino all'ovvia conversione, al pentimento, al ritorno all'ovile della sana e robusta società americana. Un puttanaio deprimente, di plastica, superficiale e lunghissimo, non si sa per quale motivo. Un film brutto e inutile, che col pretesto di una specie di critica sociale radical chic, prova a buttar lì anche qualche contenuto, che si dissangua in pochi secondi. Una specie di "Miss Sunshine", ma molto più pretenzioso, e altrettanto vacuo. Senza il minimo di anima.
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