Regia di Robert Wise vedi scheda film
Tra i film più noti di Robert Wise, “The Day the Earth Stood Still” è uno dei grandi esempi per cui è lecito dire che il cinema americano non è più quello di una volta visto che il paragone con il recente remake con Keanu Reeves viene facile alla mente e che proprio non c’è confronto alcuno dal punto di vista del contenuto.
Pochissimi effetti speciali, anche per imposizioni dovuti a ciò che i tempi consentivano, tanta trama ed un messaggio cristallino, direi quasi un monito che oggi più di ieri stride vedendo come sia stato disatteso anche se più per forme collaterali (allontanata la minaccia atomica, manca più di ieri il rispetto).
In un giorno come tanti altri nella vita degli uomini un’astronave atterra sul suolo americano e dalla stessa escono un alieno dalle sembianze umane ed un robot ad i suoi servizi.
Mentre il primo parte per la sua missione, dopo essere scappato da un ospedale, il secondo è pronto a scatenare l’inferno.
Toccherà comunque agli uomini scegliere il proprio destino.
Film povero nei mezzi, ma bisogna pur sempre considerare tempi e modi (assai distanti dagli stilemi odierni), in ogni caso incredibilmente ricco di messaggi e di conseguenza sceneggiato in maniera congrua ed attenta ad ogni dinamica proposta.
Su tutto vige il tema della guerra fredda (ai tempi, anche seguenti, scottante come pochi altri), con un messaggio sostanzialmente pacifista (l’universo ci guarda, attenti umani!), ma tutta la costruzione dei rapporti interpersonali, che comunque non possono in alcun modo cambiare l’obiettivo della missione, è costruita in maniera quanto mai attenta.
Così si seguono sempre con estrema attenzione i movimenti tra gli umani del sig. Carpenter (Michael Rennie), in realtà Klaatu, con i tranquilli convenevoli con gli abitanti dell’abitazione dove affitta una camera, il tenero rapporto col bimbo e la reazione tremendamente umana del fidanzato di sua madre.
Opera costruita con grande intelligenza che si pone un obiettivo prioritario, come quello del suo indiscusso protagonista, e che lo conseguisce senza spettacolirizzare nulla (certo è che Wise al giorno d’oggi avrebbe certamente concesso qualcosa in più allo spettacolo), facendo tutte le mosse necessarie con tempistiche e modalità proprie di un cinema che conosce i suoi limiti impliciti, ma che altrettanto sa portare avanti la sua essenza vitale.
Esempio.
Riesce a liberare le suggestioni giuste creando il clima più indicato per trasmettere chiaramente il concetto di fondo.
Ha tra le mani un ottimo personaggio e senza strafare risulta essere aderente e convincente.
Bravo.
Ordinata e precisa.
Più che sufficiente.
Discreto.
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