Regia di Robert Wise vedi scheda film
Un alieno scende sulla Terra per rivolgere un proclama ai politici: ora che gli uomini hanno scoperto “una forma rudimentale di energia atomica” sono diventati potenzialmente pericolosi anche nei confronti di altri mondi; dunque devono smettere di farsi la guerra, o verranno distrutti. Inverosimiglianze e ingenuità non si contano, e la vicenda è necessariamente pensata in modo da coinvolgere l’americano medio anche con qualche forzatura: con l’intero pianeta a disposizione il disco volante atterra proprio in un parco di Washington, e il suo occupante ha bisogno dell’aiuto di una giovane vedova e del suo bambino (o meglio della sua torcia elettrica) per condurre a termine la missione. Tutta la parte centrale è dominata dal senso di insicurezza prodotto dal sapere che un estraneo si aggira in mezzo a noi senza poter essere riconosciuto, con evidenti richiami al clima paranoico dell’epoca: in piena guerra fredda (anzi calda, visto che in Corea si combatteva) e con il cinema di fantascienza piegato a fini di propaganda, il messaggio pacifista di questo film suona tanto più notevole nonostante il suo sentore vagamente poliziesco (l’alieno non si appella a grandi ideali ma al principio del bene superiore: per lui l’umanità potrebbe anche autodistruggersi, basta che non danneggi altri).
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