Regia di Robert Wise vedi scheda film
"Viene da molto lontano, signor Carpenter?". "Come fa a saperlo?". "Ho riconosciuto subito l'accento del New England!", ribatte l'anziana signora che lo ospita nella sua pensione. In realtà il signor Carpenter (Rennie) - il cui nome deriva soltanto dalla targhetta della tintoria di una giacca trafugata nell'ospedale dove è stato ricoverato - arriva da un pianeta alieno e ha sembianze umane. È atterrato a Washington a bordo della sua astronave in compagnia di un automa che potenzialmente è una terribile macchina da guerra per avvertire l'umanità: "voi bisticciate quanto volete, ma non portate le vostre risse in giro per l'universo, altrimenti il vostro pianeta verrà distrutto!". Sorpreso dalla stupidità che riscontra in giro, grazie all'amichevole complicità di un bambino conosciuto nella pensione dove alloggia, si mette sulle orme di un celebre scienziato al quale ha chiesto di riunire la comunità scientifica internazionale affinché quest'ultima prenda atto dell'imminente rischio che la Terra sta correndo. Per dimostrare che non scherza, Carpenter dovrà fare qualcosa di clamoroso.
Uno dei film cult della fantascienza degli anni Cinquanta è in realtà un apologo in chiave fantathriller con palesi intenti antimilitaristi. In esso si può leggere, in filigrana, una metafora contro gli armamenti atomici e un rovesciamento dei cliché di genere, secondo i quali gli extraterrestri erano per definizione cattivi e, dunque, imparentabili ai sovietici. Se - a distanza di tempo - gli effetti speciali sono a dir poco artigianali, la tensione del racconto - tratto da un soggetto di Harry Bates - è palpabile e la fotografia dagli accenti espressionisti davvero impeccabile.
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