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Twilight

Regia di György Fehér vedi scheda film

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La recensione su Twilight

di alan smithee
9 stelle

locandina

Twilight (1990): locandina

MYmovies

Gli abitanti di un villaggio circondato da montagne impervie e foreste, sono scossi dal ritrovamento del corpo orrendamente devastato e senza vita di una bambina.

Le urla strazianti della madre che intende vederla ma viene allontanata nella speranza di risparmiarle una visione agghiacciante che si aggiungerebbe allo strazio indescrivibile che ella sta vivendo, spezzano il silenzio di una comunità che appare avvolta entro una atmosfera senza tempo e fuori da ogni contesto temporale definito.

Dopo aver visionato il corpo assassinato della giovane, trovata inerte col gollo squarciato da un profondo taglio nel profondo di una altura che si erge tra la foresta montuosa, un tenace anziano detective della squadra omicidi si spinge verso obiettivi sempre più ossessivi, dando avvio ad una ricerca che non conosce soste, ascoltando le versioni di tutti i paesani, completamente preso nella sua ostinata ricerca protesa ad agguantare il serial killer, che presto viene individuato nella figura fumoso, quasi impalpabile e dipinta di particolari fantastici e quasi leggendari, noto solo col soprannome de "Il Gigante".

Un uomo solitario che era solito incontrare la bimba attirandola con dei cioccolatini, e detta di tutti assurto al ruolo ingrato di responsabile del crimine. 

Trasposizione di un precedente originale di produzione tedesca datato 1958 intitolato Accadde in pieno giorno, del regista ungherese Ladislao Vajda, e tratto da un romanzo svizzero di Friedrich Dürrenmatt, Twilight è uno straordinario ed ammaliante thriller sospeso e riflessivo diretto magistralmente dal regista ungherese György Fehér.

L'indagine che rende ossessivo ed ossessionato l'anziano protagonista ispettore, è condotta lasciando spazio a lunghe lentissime carrellate che perlustrano il circondario montano tra pendii scoscesi e avvallamenti più dolci, tra foreste impenetrabili ed oscure e valli meno impraticabili, accompagnato dal suono perenne in sottofondo di una triste quanto ammaliante melodia.

Lo stile solenne e riflessivo ricorda molto da vicino lo stile del cineasta conterraneo Béla Tarr, con cui Fehér condivise la gestazione e la sceneggiatura di Passion, suo ultimo film del 1998 deceduto prematuramente nel 2002.

Un film che necessita di una visione paziente e concentrata, ma in grado di condurre lo spettatore che riesce ad immergersi tra le atmosfere soffuse, stranianti e quasi magiche della ostinata indagine senza prove schiaccianti, addentro un mistero che è piuttosto quello che si annida nel genere umano in generale.

Un mistero irrisolvibile, e che, proprio per questo motivo, trasforma gli individui sopravvissuti in giudici risoluti, inconfutabili padroni di verità che nemmeno mai si possiedono e che si cercano affannosamente, per dare speranza a chi è sopravvissuto e desidera continuare la sua vita riservata e misera entro un contesto ambientale incenerito da un'aurea di morte che risulta palpabile quasi quanto quello della povera vittima, di cui peraltro tutti parlano e nessuno ha il diritto ed il privilegio di poter vedere con i propri miserabili occhi.

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